Sagrada Familia, la cattedrale progettata da Gaudì sarà completata nel 2026

Sagrada Familia, la cattedrale progettata da Gaudì sarà completata nel 2026
di Paola Del Vecchio
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Domenica 15 Marzo 2015, 21:24 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 10:29
MADRID - Nel cuore dell’Example, a Barcellona, da 127 anni si costruisce la Sagrada Familia, l’ultima grande cattedrale edificata in Europa, nelle forme organiche e ardite immaginate da Gaudì, che nemmeno la profonda crisi edilizia in Spagna è riuscita a fermare. Da La Galera, un paesino alle falde dei Pirenei catalani, sulla strada per Andorra, è impossibile scorgere le guglie del tempio della metropoli catalana, a 90 chilometri di distanza.

Eppure è proprio qui, nella quiete del bosco di Bages, dove prendono corpo le cupole metalliche e le absidi dall’inconfondibile tratto modernista del genio catalano. Una squadra di una dozzina di operai con gli elmetti gialli si aggira fra gru e montacarichi e compone, un pezzo dopo l’altro, come un’enorme costruzione Lego o un gigantesco puzzle, gli elementi della basilica. E’ il laboratorio segreto della Sagrada Familia, dove su terreni di proprietà del patronato, su una superficie di 12 ettari, si realizzano le architetture iperboliche, destinate poi a essere montate nella fabbrica della cattedrale incompiuta dell’Example.



Una costruzione prefabbricata, sul modello dei grattacieli statunitensi, per accelerare i tempi e ultimare la chiesa di Gaudì nel 2026, in tempo per la celebrazione del centenario della morte dell’architetto catalano.



COME IL MECCANO

«Da sei mesi stiamo lavorando a una delle torri della Sagrada Familia e ora finalmente siamo alla fase finale», spiega José Maria Soler, responsabile dell’omonima impresa di costruzioni metalliche. «Noi realizziamo qui l’intera struttura in ferro armato, che sarà rimontata all’Example sulla basilica e, a 50 metri di altezza, servirà da base per la colata di cemento», assicura. Ogni sezione delle grandi piastre di metallo sarà assemblata alle altre, una gru e un carrello elettrico gigante muovono i pezzi del meccano gaudiniano. «La sfida è prevista fra quest’anno e il prossimo: il montaggio delle sei grandi torri restanti per ultimare la Sagrada Familia in altezza. In pratica, sarà come innalzare il 70% della basilica qui, a 90 chilometri di distanza», osserva Soler.



Fra le impalcature si indovinano i lucernai asimmetrici dalle straordinarie tecniche costruttive dell’architetto catalano, destinati a guadagnare la luce nelle torri. Oppure le scale a chiocciola e i cupolini metallici della sagrestia, di acciaio inossidabile colore champagne, che riproducono in maniera ancora embrionale le forme organiche con le quali Gaudí ambiva a riprodurre quelle della natura.



L’idea è lavorare in uno spazio ancorato al suolo, assicurandosi che l’intera armatura, una volta assemblata, si incassi alla perfezione. I pezzi del puzzle delle torri, di 16 metri di lunghezza e 4 di larghezza, montati sul terreno verranno poi nuovamente smontati e trasferiti su tir per trasporti speciali dell’impresa Grues Güel di Vic a Barcellona, dove una gru di 450 tonnellate li collocherà nella posizione finale, al centro del quartiere battuto ogni giorno da migliaia di turisti.



La decisione di trasferire qui parte della grande fabbrica della Sagrada Familia fu presa nel 2008 quando, in vista della visita dell’allora Papa Benedetto XVI, fu necessario coprire la navata centrale della basilica per poter celebrare la liturgia. Concludere nei tempi previsti era vitale e, siccome l’edificazione di determinati elementi doveva essere fatta a vertiginose altezze dal suolo, si decise di realizzare il processo altrove, per minimizzare i margini di errore. Una soluzione che si è poi rivelata la più efficace per rendere compatibili i diversi usi – religioso e turistico – del tempio. Il direttore delle opere, Ramon Espel, spiega che il prossimo anno oltre un centinaio di operai saranno mobilitati nell’ambiziosa sfida.



IL MODELLO IN GESSO

Una volta terminata, la basilica disporrà di 18 torri. Delle 12 dedicate agli Apostoli del Signore, superate in altezza solo da quelle dedicate a Cristo, alla Vergine Maria e ai quattro Evangelisti - di 172,5 metri - Gaudí riuscì a vederne realizzata solo una. Dell’iniziale progetto, si conservavano piani e un modello di gesso, che fu molto danneggiato dalla Guerra civile. Tuttavia le opere della “cattedrale dei poveri”, finanziata con sole donazioni private, sono andate avanti senza interruzione, grazie soprattutto alle entrate turistiche – 8mila visitatori al giorno nel monumento più battuto di Spagna - pari a 31 milioni di euro nel 2011, stando agli ultimi dati disponibili.

Attualmente è stato ultimato il 60%, con i portali della Natività e della Passione, si è cominciato quello della Gloria e si sono poste le basi delle sei torri centrali. Quelle già esistenti degli Evangelisti, della Vergine e di Gesù saranno coronate dai pinnacoli fra il 2019 e il 2020. Un’opera d’ingegneria all’altezza dell’ardito progetto dell’architetto modernista. La società di ingegneria Arup, specializzata nella costruzione di grandi infrastrutture, non solo sta fornendo al patronato della Sagrada Familia la consulenza su come ottimizzare il lavoro e accelerare la realizzazione delle opere, ma ha fissato una tabella di marcia, che renderà non più utopia poter coronare l’opera di Antoni Gaudí nel 2026. Anche se Etsuro Sotoo, scultore capo della Sagrada Familia, sostiene che il tempio infinito e in continua evoluzione «non ha vocazione di opera ultimata» e, avendo l’ambizione di fare la felicità delle persone, «terminerà solo quando l’uomo sarà finito».

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