Il museo di Berna accetta il tesoro nazi della collezione Gurlitt: opere d'arte confiscate agli ebrei

Il museo di Berna accetta il tesoro nazi della collezione Gurlitt: opere d'arte confiscate agli ebrei
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Lunedì 24 Novembre 2014, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 09:46
Un patrimonio artistico inestimabile e un intreccio legale degno del grande schermo. Appassionerebbe George Clooney, che ha scritto, prodotto e interpretato il film Monuments men, ma intrigherebbe anche sua moglie, Amal Alamuddin, l’avvocatessa battagliera impegnata in una causa di restituzione dei marmi del Partenone.



Ma non è un film la storia della collezione Gurlitt. Più di 1400 opere, disegni e sculture di Canaletto, Courbet, Picasso, Chagall, Matisse et Toulouse-Lautrec. E’ il tesoro “nazi”, così è stato soprannominato, visto che 590 di quei quadri sono stati rubati agli ebrei dai nazisti. Ora quelle opere sono state accettate dal museo di Berna. Il museo più antico della Svizzera, infatti, è stato designato nel testamento compilato da Cornelius Gurlitt. Il presidente della Fondazione svizzera, Christoph Schaeublin, ha dichiarato che collaborerà con le autorità tedesche per determinare esattamente quali sono le opere rubate o estorte per restituirle ai legittimi proprietari.



Cornelius Gurlitt è il figlio di Hildebrand Gurlitt, un mercante d’arte che fu incaricato dai nazisti di confiscare le opere d’arte “degenerate”, quelle che secondo il regime nazista potevano essere attribuite alla degenerata corruzione ebraica. Fu la polizia tedesca, appena due anni fa, a Monaco, a scoprire la preziosa collezione. I poliziotti stavano seguendo un caso di frode fiscale, un giro di affari di un miliardo di euro, e si sono imbattuti in un occulto museo privato con opere di inestimabile valore. Cornelius è morto lo scorso maggio all’età di 81 anni lasciando il tesoro al museo svizzero.



Ma non mancano le solite contese famigliari. Una cugina dei Gurlitt ha reclamato l’eredità. Le Monde racconta che si è presentata sventolando davanti agli avvocati una perizia psichiatrica in cui ci sarebbe scritto che nel momento in cui è stato siglato il testamento a favore del museo, Cornelius avrebbe sofferto di ossessioni paranoiche. Anche lei ha dichiarato che è pronta a restituire tutto, se venisse dimostrato che quelle opere sono frutto dei saccheggi nazisti.