Vita da cani: su Instagram il lusso degli animali dei super ricchi

Vita da cani: su Instagram il lusso degli animali dei super ricchi
di Federica Macagnone
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 25 Febbraio 2015, 14:24 - Ultimo aggiornamento: 15:04

Miliardi di cani abbandonati, randagi, costretti a cercare tra i rifiuti per trovare qualche boccone da mangiare. E poi cani super-ricchi, stracoccolati, viziati, immersi in una vita surreale di lusso e abbondanza.

Né più né meno di quello che succede nella società umana: disperazione per la stragrande maggioranza degli individui, opulenza e spreco per una casta ristretta che vive al di fuori della realtà, immune dagli effetti di un'epoca di crisi che ha pochi precedenti nella storia recente. Un'epoca che non sembra la più adatta (almeno per una questione di buon gusto se non di morale) per postare sui social network le immagini della propria vita fatta di lussi strabordanti.

Non molto tempo fa era finito sotto i riflettori l'account Instagram "Rich Kids of Instagram" che raccoglieva le immagini postate dai ragazzi ricchi per testimoniare la "diversità" della loro vita rispetto a quella dei comuni mortali.

Ora è nato l'hashtag #rdoi, varato pochi giorni fa da Kaylin Pound dell'Elite Daily che, dopo aver visto un sito che faceva la parodia del "Rich Kids of Instagram", ha aggregato le foto dei "Rich Dogs of Instagram" con didascalie ironiche per testimoniare l'opulenza di pochi, strafortunati animali e per sottolineare come l'espressione "vita da cani" non abbia sempre un'accezione negativa.

Cani straviziati che prendono il sole in piscine di lusso, si rotolano in mazzette di denaro contante, volano su jet privati, posano tra articoli di lusso, trascorrono vacanze in località esclusive, siedono su una mini Audi Spyder lamentandosi del fatto che la nuova vettura "fa male alle ossa".

Alcuni posano in abitini firmati, altri sono ingioiellati, altri ancora bevono champagne Perignon, ignari del fatto che per loro l'alcol offerto dai loro padroni può essere gravemente tossico e farli ammalare. Di tutto questo esibizionismo i cani, ovviamente, non hanno responsabilità. Non è colpa loro se hanno dei padroni capaci di comprare loro gioielli il cui valore basterebbe a sfamare interi villaggi di Paesi poveri. Niente di nuovo: Giuseppe Parini aveva già descritto tutto nella poesia “La vergine cuccia”.