Nozze "normali" a Sutri per Franceschini e Michela nell'estate della politica da rotocalco

Le nozze tra Dario Franceschini e Michela Di Biase
di Maria Latella
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Domenica 14 Settembre 2014, 12:54 - Ultimo aggiornamento: 12:55

Le nozze Franceschini-Di Biase rappresentano la via italiana all’innamoramento in politica. In Francia dovrebbero studiare il caso, loro che, politicamente parlando, stanno diventando la fiction d’Europa. Intanto, il lieto evento ha finalmente distratto una piccola parte del Pd emiliano. Già gravemente colpito da inchieste giudiziarie, il Pd di quelle zone ha visto ieri sorridere almeno uno dei suoi, il ferrarese Dario Franceschini. Si è sposato, il ministro della Cultura, con Michela Di Biase, 34 anni, anche lei del Pd e anche lei con un ruolo nella politica culturale del Paese: è infatti responsabile di un’apposita commissione al comune di Roma. Canti sardi-roman-romagnoli (o emiliani) hanno allietato il pranzo di nozze per duecento, svoltosi in un contesto che rappresenta la perfetta sintesi della sinistra del momento, non pauperistica ma certo non bling bling (chi oserebbe mai, di questi tempi?), non capalbiese ma abbastanza di mondo. I neo coniugi Franceschini hanno infatti scelto una struttura lontana da Roma, già utilizzata anche dai boy scout (Franceschini lo fu), bella e spartana: a Sutri, vicino Viterbo. Là si sono ritrovati i parenti sardi della sposa, i parenti emiliani dello sposo e i molti romani o naturalizzati tali per via della politica. A proposito, politici pochi, proprio solo gli amici di partito più stretti: Gianclaudio Bressa, Antonello Soro, Alberto Lo Sacco, Piero Martino, Garofoli.

LA FRANCIA

Si diceva che le nozze Franceschini-Di Biase rappresentano la via italiana alla nuova passione che sta contagiando la politica.

Si innamorano tra loro, i ministri, i deputati, in Francia come in Italia. Si fidanzano. Si sposano. Si lasciano. Tra Eliseo e contigui palazzi del potere, Parigi sembra da qualche anno in piena tempesta erotico-sentimentale. Sarkozy lasciato da Cecilia, la insegue, la riporta a casa, va all’Eliseo, viene mollato e due mesi dopo è già di nuovo “amour fou” per Carla Bruni. Rachida Dati, suo ex ministro della Giustizia, si innamora e diventa mamma inizialmente tacendo col contributo di chi ha messo al mondo la piccola Zohra. Arriva Hollande, annuncia tempi normali ma sin dall’inizio lo tallonano donne chissà perché gelosissime, prima Segolene Royale, poi Valerie Trierweiler. Anche lui, è noto, si innamora molto. L’ultimo caso è Arnaud Montebourg, ex ministro dell’Economia più filo americano che filo Merkel. Costretto alle dimissioni, parte per qualche giorno di vacanza negli USA. Da solo? Ma no. Con la collega di governo Aurelie Filippetti, anche lei ministro dimissionario.

A differenza dell’Italia, in Francia i politici si arrabbiano. Se i giornali li schiaffano in copertina come fossero Michelle Hunzinker e Tomaso Trussardi, chiedono i danni. Arnaud Montebourg, per dire, ha appena denunciato Paris Match per violazione della vita privata: l’hanno messo in cover mentre, a San Francisco, si fa un selfie con Aurelie.

Ma sono loro, i politici, che hanno cominciato per primi. Se usi i media, prima o poi verrai usato. Prendessero esempio dalla via italiana alla passione sentimental-politica. Dopo quel che si è visto in questi anni, uno che si innamora e si risposa non fa notizia. Se fa le cose perbenino. Dario Franceschini si è separato dopo ventiquattro anni di matrimonio, si è innamorato di una trentenne che con lui condivide interessi e passioni («una compagna» si sarebbe detto ai tempi di “La Terrazza” di Scola), l’ha presentata ufficialmente sul red carpet di Cannes e ieri l’ha sposata. Senza che la loro vita discreta fosse scalfita. Del resto, l’Italia è il Paese della commedia all’italiana e della canzone sentimentale, mica del dramma. Raccontano che ieri, dopo numerosi brindisi e il taglio della torta, anche il più cinico dei politici invitati alle nozze si sia intenerito. E’ successo quando i sardi parenti della sposa hanno intonato il canto “No potho reposare”, storia di un emigrato lontano dalla sua terra e dalla sua amata. Forse, però, è stata autocommozione, piangendo, più che al canto pensavano alla dannata eventualità di una nuova campagna elettorale.

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