Quei cani inferociti da padroni più feroci

di Paolo Graldi
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Venerdì 1 Agosto 2014, 21:52 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 00:30
Raccapricciante. Basta una parola per definire il racconto della spaventosa disavventura vissuta da Nunzia Delvecchio, scampata alla morte per un soffio, attaccata e sbranata da tre cani inferociti. Caso grave, gravissimo e tuttavia non unico. Esplode quel terribile male di stagione che si chiama «abbandono» e che gonfia a dismisura, il randagismo che appunto d'estate tocca il suo picco più alto e ripropone, ad autorità, istituzioni, esperti, tecnici e cittadini il tema di come contenere il fenomeno.



Chi a piedi, in bicicletta e in moto s'avventura in certe zone di campagna, ma anche dentro la città, là dove meno te lo aspetti, ti si può parare di fronte un cane solitario o, peggio, un branco di esemplari aggressivi, liberi di vagare, inselvatichiti dalla vita all'aperto. Dalla fame, dalla esistenza segnata dall'abbandono. Timore e poi terrore si impadroniscono allora anche di chi dei cani non ha paura, anzi li ama e pensa di poterci andare sempre d'accordo.



Guai a sottovalutare il pericolo. Circolano esemplari di grossa taglia, pittbull, rottweiler, pastori maremmani e tedeschi, abbandonati da padroni incoscienti e senza scrupoli che se ne disfano abbandonandoli, rendendoli quindi aggressivi, feroci, ad altissimo rischio. Adesso s'aggiunge la disposizione della Asl: i canili segnano il tutto esaurito, non se ne accolgono più. Animalisti e ambientalisti lanciano appelli inascoltati. Vita da cani, non solo per i cani. Siamo feroci, diversi solo nella razza.



paolo@graldi.it