Quei tuffi nelle fontane, tutto sembra consentito

di Paolo Graldi
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Venerdì 17 Luglio 2015, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 08:40
Che afa che fa. Ed ecco, puntuale come il Tg, che si apre e dilaga la stagione dei bagni e dei tuffi nelle fontane storiche. Nessuna esclusa. Con preferenze per la Barcaccia di piazza di Spagna e le vasche del Bernini, a piazza Navona. La moda dei selfie, per immortalare e diffondere via web la bravata, aggiunge un tocco personale alle immersioni che aprono il ventaglio delle esibizioni; si va dal pediluvio, alla rinfrescata della testa al bagno integrale.



Non manca il danneggiamento, lo scempio, il danno vandalico. Ciò che non è consentibile è lo sguazzare qualche volta discreto, per lo più chiassoso, volgare, oltraggioso. Sarebbe interessante osservare gli stessi turisti a casa loro, a Berlino, a Parigi, a Londra, a Washington. Scommettiamo? Non gli verrebbe neppure in mente. Ma certi romani non sono da meno, sia chiaro. Chissà perché a Roma sembra tutto consentito, quasi autorizzato, comunque non punito. Eppure esistono per i trasgressori le multe (salate) e i cartelli (di divieto), allegramente inosservati.



Che cosa manca, allora? La deterrenza. Lo ammette, flebilmente, anche l'assessore Giovanna Marinelli, assessore alla cultura e al turismo, arrendevole e quasi rassegnata. Promette azioni severe e un kit per spiegare ai turisti come comportarsi civilmente. C'è nell'aria della Capitale qualcosa di sottilmente velenoso che sembra autorizzare chiunque a comportarsi come a casa sua neppure di sognerebbe. E se mettessimo un po' di vigili a scatenare una pioggia di multe sacrosante? Che ne dice, assessore?



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