3 luglio 1999 Venticinque anni di carcere per Massimo Barbieri per l'omicidio del vigile del fuoco Emanuele D'Antoni

3 luglio 1999 Venticinque anni di carcere per Massimo Barbieri per l'omicidio del vigile del fuoco Emanuele D'Antoni
di Enrico Gregori
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Giovedì 2 Luglio 2015, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 00:12
«Non sono io l’assassino». Si è difeso così Massimo Barbieri. Ma non è stato creduto ed è stato condannato: venticinque anni di reclusione per omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi, emessa dopo neanche un’ora di camera di consiglio. Così si è espressa la I Corte d’Assise presieduta da Francesco Amato, facendo suo il pensiero del pubblico ministero Settembrino Nebbioso che nella requisitoria aveva chiesto trent’anni. Cinque in più di quelli che poi la Corte ha inflitto al giovane imputato accusato di aver ucciso la sera di San Valentino, il 14 febbraio 1998, a Torvaianica il vigile del fuoco Emanuele D’Antoni, di venti anni. Una tragedia, un’esecuzione spietata a colpi di pistola, innescata da un motivo banale: la vendita di un telefonino difettoso.