Roma, la rabbia di una mamma costretta a «disegnarsi» il parcheggio per invalidi

Si disegna le strisce del parcheggio invalidi
di Michele Galvani
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Mercoledì 16 Ottobre 2013, 16:31 - Ultimo aggiornamento: 16:39
IL CASO

Una sera, una delle tante, al rientro dall’ospedale dove suo figlio fa la riabilitazione per tornare a camminare, mamma Loredana era arrabbiata e nervosa perch sotto casa, a via De Carolis, qui alla Balduina, come sempre non trovavo parcheggio. Allora ho deciso di andare a comprare una bomboletta spray gialla per farmi da sola le strisce». Non un posto auto qualsiasi, ma quello per invalidi. Una storia di ordinaria burocrazia. Dove una famiglia, per sopravvivere, scavalca le istituzioni e decide di risolvere un gravissimo problema a modo suo. Tutto inizia in una tragica notte di settembre 2012, quando Giuseppe, 24 anni, ha un incidente con il motorino a via Ugo Ojetti: finisce in coma. Viene portato al Sant’Andrea. Dopo 15 giorni il risveglio, poi il trasferimento per sei mesi al centro specializzato di Imola per la riabilitazione, lo stesso dove fu portato Giuseppe Giangrande, il carabiniere gravemente ferito da Luigi Preiti nella sparatoria di Palazzo Chigi. Ad aprile, al rientro a Roma, i genitori vanno in Comune a chiedere, con urgenza, il permesso disabili per parcheggiare sotto casa. «I tempi sono lunghi, vedremo quando sarà possibile», la risposta al municipio di Santa Maria della Pietà. Ad oggi non è ancora arrivato.



MIRACOLATO

La signora Loredana precisa che «pochi giorni fa il Comune mi ha chiamata per assicurarmi che il permesso arriverà, ma ancora stiamo così». Sotto casa, c’è un alberello. Appesi alle foglie, diversi biglietti plastificati dove si legge: «In attesa del rilascio del permesso da parte del Comune vi preghiamo di lasciare libero questo spazio per permettere a un ragazzo con deambulatore il quotidiano spostamento da e per il centro di riabilitazione. Scusandoci per il disagio che possiamo arrecare, confidiamo nella vostra comprensione e buon cuore». In coda al biglietto, il cognome e il citofono per eventuali reclami. Le strisce gialle, si vede chiaramente, sono “abusive”, fatte in casa. «Il nostro condominio ha accettato e capito subito decisione, altri invece no». Loredana racconta questa storia perché «penso a chi sta nelle nostre stesse condizioni e lotta contro la burocrazia. Ora Giuseppe si muove con le stampelle, è un miracolato perché forse a Natale tornerà a camminare. Magari ci daranno pure il posto che ci spetta, forse quando non servirà più».



LO SCHIANTO

La vita della famiglia Angotti viene stravolta nella notte tra il 10 e l’11 settembre 2012: a mezzanotte Giuseppe finisce con il suo scooter «contro una rotonda, non si sa bene come sia successo – racconta ancora la mamma – forse non era ben segnalata. Lui non ricorda nulla». Fatto sta che il ragazzo inizia l’odissea. Imola, il Santa Lucia, adesso «sta facendo logopedia e foniatria, ha problemi nel linguaggio e anche nella deambulazione fatica molto». Al suo fianco ha la sorella, 30 anni, e una «ragazza-non-ragazza – racconta la madre – non si sa bene se stanno insieme. È un tira e molla che va avanti da 5 anni». Il dolore, si sa, riavvicina.
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