Elena, il destino e una vita che va divorata

di Marco Pasqua
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Lunedì 31 Agosto 2015, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 10:50
Puoi prepararti una vita

intera ma a quei 5 minuti

che il destino ha in serbo per te

non scapperai mai #slidingdoors

@unliammedd






Elena stava camminando insieme ai suoi quattro colleghi di lavoro vicino a piazza del Popolo. Una pausa pranzo come tante. Parlavano del più e del meno, qualcuno magari già pensava al rientro a casa, ai figli, alla cena con l'amica, ai baci scambiati col proprio marito o moglie. Cinque colleghi, cinque designer che ogni giorno condividono pezzi delle loro vite e crescono professionalmente insieme. Elena, prima di uscire dal suo ufficio, non sapeva cosa le sarebbe successo. Nessuno lo sapeva, ovviamente. Non poteva immaginare che un maledetto furgone sarebbe piombato su di lei, travolgendola e uccidendola, davanti ai colleghi attoniti e impotenti. «Stavo parlando con lei sul marciapiede e un attimo dopo non c’era più – ha detto uno dei protagonisti sotto choc – La vita può interrompersi in un secondo. E' stato tremendo».



Un'altra persona, Claudia, è stata colpita, ma è sopravvissuta all'impatto. E' stata una sorta di roulette russa, una tragica casualità, pochi centimetri di differenza e ci sarebbero stati altri morti. O forse si sarebbero salvati tutti. Come nel film Sliding Doors, che, ragionando sul tema del destino, racconta due trame diverse, a partire da una scena clou: la protagonista che riesce a salire sulla metro, mentre in un’altra scena la perde per pochi secondi. Elena si sarebbe potuta fermare per guardare una vetrina, per fare una telefonata, per soffiarsi il naso, e si sarebbe salvata. L'unica certezza, in questa vita, è che prima che ci venga tolta, dobbiamo lottare per divorarla a morsi, ogni singolo secondo che riceviamo in dono.



marco.pasqua@ilmessaggero.it