La sfinge figurava tra le opere d'arte più importanti da ricercare, inserita anche nella banca dati dei Beni Culturali rubati. Si era trattato di un furto clamoroso, spiegano gli investigatori, compiuto sotto l'occhio delle telecamere di sicurezza del Museo da tre individui a volto coperto muniti di un carrello.
Le immagini con le sequenze del furto avevano fatto, allora, il giro del mondo, evidenziando la vulnerabilità della necropoli di Cerveteri - uno dei 50 siti italiani dell'Unesco. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma - Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico avevano acquisito elementi informativi circa la possibile presenza di un manufatto verosimilmente «antico», nascosto tra la vegetazione, nei pressi di un fondo agricolo sulla via Braccianese, a nord della Capitale. Grazie alla ricognizione dell'area, i militari hanno trovato, proprio a ridosso di un edificio rurale, una scultura in travertino raffigurante una sfinge alata, subito riconosciuta come l'opera rubata dal comprensorio di Cerveteri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA