Caos all'Opera, minaccia di sciopero
a rischio la prima diretta da Muti

Caos all'Opera, minaccia di sciopero a rischio la prima diretta da Muti
di Beatrice Picchi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Novembre 2013, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 22:22
Cos impossibile andare in scena. I lavoratori del Teatro dell’Opera chiedono un incontro congiunto a Ministero, Comune e Regione per fare chiarezza sul futuro del teatro e annunciano che faranno saltare la prima di mercoled dell’Ernani di Verdi e pure tutte le repliche. E’ l’epilogo di una settimana di contestazione fortissima da parte dei sindacati nei confronti del sindaco, che da parte sua non ha mai accettato di incontrare i loro rappresentanti. E che nei giorni scorsi era culminata con la teatrale protesta in Campidoglio messa in atto dalle maestranze del teatro, che avevano dato vita ad un vero e proprio concerto con gli orchestrali. E ieri, dopo l’annuncio dello sciopero finale , Ignazio Marino, che della Fondazione dell’Opera è il presidente, dopo un lungo silenzio ha dichiarato che l’amministrazione «procederà a una severa e rigorosa spending review».



IN ASSEMBLEA

Allo sciopero - votato ieri pomeriggio da Cgil, Libersind e Fials in una convulsa assemblea dei dipendenti, cantanti, musicisti, tecnici - non aderiscono Uil e Cisl che ripetono: «Alla prima dell’Ernani noi ci saremo». La direzione del Teatro ha convocato d’urgenza un incontro con i rappresentanti sindacali per oggi a mezzogiorno.

I lavoratori del Costanzi puntano il dito sulle responsabilità di Comune e Regione, soci fondatori, invitandoli a onorare i loro debiti per permettere al lirico della capitale di risolvere il suo problema di liquidità e chiudere in pareggio il bilancio. L’assemblea dei lavoratori «ha apprezzato le dichiarazioni del ministro Bray» (rilasciate al Messaggero), ma ha altresì evidenziato come «il problema concreto sia il grave ritardo con cui Comune e Regione fanno arrivare il loro contributo già approvato nel bilancio previsionale nelle sedute del Cda». Secondo i sindacati, che non vogliono che si ricorra al Fondo straordinario per le Fondazioni liriche, «mancano le coperture finanziare per gli stipendi di novembre e dicembre. E non risulta pervenuto neppure il versamento di 1 milione di euro necessario alla copertura dei contributi Inps: il Comune aveva annunciato di averlo effettuato una settimana fa». Per Cisl e Uil, contrari a questa forma di protesta, «colpire l’Ernani è un atto masochista, Muti rappresenta una importante risorsa per il teatro. Ora è necessario un cambio di dirigenza. Con l’attuale governance i dipendenti sono scesi da 620 a 490. La discontinuità deve riguardare anche il Cda che dovrà essere scelto ed eletto dai lavoratori attraverso la proposizione di una rosa di nomi di alto profilo da parte dell’amministrazione comunale».



GLI APPELLI

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, consapevole «dell’importanza di innalzare il livello artistico», ripete che «è evidente che i tre soci fondatori vogliono procedere al rinnovo della governance. E allo stesso tempo applicare una severa spending review rispetto alla gestione economica di una delle più importanti istituzioni culturali di questa città e del Paese. Bisogna evitare ogni forma di strumentalizzazione dei lavoratori. Se qualcuno vuole giocare allo sfascio sta commettendo un grave errore». Il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, lancia un appello affinché «si scongiuri l’ipotesi dello sciopero che porterebbe tutto alla rovina, con danno prima di tutto per i lavoratori. Si rischia di buttare via anni di splendida attività svolta dal maestro Riccardo Muti e dall’impegno appassionato dell’orchestra, degli artisti e delle maestranze».
© RIPRODUZIONE RISERVATA