Come fare pubblicità a Roma Capitale?
Con un bel Pantheon “taroccato”

Come fare pubblicità a Roma Capitale? Con un bel Pantheon “taroccato”
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Giovedì 17 Febbraio 2011, 19:39 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 00:22
ROMA - E' momento di sponsorizzazioni e acquisizioni per Roma Capitale. Da alcuni giorni nota la cifra - venticinque milioni di euro - che Tod's del gruppo Della Valle ha deciso di mettere sul piatto del restauro per il Colosseo, che stava togliendo il sonno al sindaco Alemanno. C' poi un ventaglio di cifre ben pi consistenti per l'acquisizione di altri “monumenti” della citt, ad esempio centinaia di milioni di euro per la maggioranza azionaria dell'AS Roma, Francesco Totti compreso. A fronte di queste e chissà quante altre cifre importanti stiamo comunque attraversando ancora un periodo di crisi. Deve esser stato per questo che nel realizzare i manifesti promozionali del neonato concetto di “Roma Capitale”, invece di aspettare chissà per quanto l'arrivo di sostanziosi capitali privati per lunghe e costose operazioni di restauro, è stato messo al lavoro Photoshop o forse un altro software di fotoritocco.



Tutti i romani che hanno optato negli ultimi mesi per l'uso del mezzo pubblico, in particolare la metropolitana, hanno avuto occasione di osservare i grandi manifesti che orgogliosamente ci regalavano il più grande patrimonio storico artistico del mondo, se non altro sul piano ideale. E ogni romano si è lustrato gli occhi davanti al manifesto raffigurante il nostro Pantheon, un capolavoro di ingegneria (esempio d'uso del calcestruzzo per la cupola a sezione variabile, rastremata verso l'alto, leggera anche grazie all'uso della pietra pomice) che insieme al Colosseo è parte integrante dell'identità visuale della nostra città. Una splendida giornata, quel cielo turchese a far da sfondo a nuvole perfette, piazza completamente vuota, una rarità. La possibilità di avvicinarsi al manifesto e il tempo a disposizione fra un treno e l'altro sono stati però propedeutici anche ad un altra, agghiacciante scoperta: il più grande patrimonio storico artistico del mondo sarà anche nostro ma è taroccato, il Pantheon che sembra così verosimile non è il vero Pantheon, è un Pantheon sintetico.



Colpiti dal dubbio abbiamo subito voluto controllare e non c'è stato nemmeno bisogno di andare di persona. Appena fuori dalle viscere della città - se non altro perché nella nostra metropolitana, caso unico fra le grandi capitali, la rete cellulare ancora non funziona - basta collegarsi ad internet e trovare sia il manifesto incriminato, così a disposizione di tutto il mondo, sia innumerevoli immagini amatoriali, digitando la parola “Pantheon” su un motore di ricerca. Impossibile, quindi, intuire il motivo che ha spinto i realizzatori della campagna di comunicazione per Roma Capitale (scaricabile qui) a ricostruire (male) un monumento così famoso e così fotografato.



Come nel vecchio “Aguzzate la vista” del noto settimanale che vanta innumerevoli tentativi di imitazione è sufficiente un attimo per rendersi conto della pesantezza del ritocco, delirio del copiaincolla. Dopo le vicissitudini che il pronao ottastilo del Pantheon ha già vissuto nella storia - due colonne sono state sostituite, in particolare la colonna all'estrema sinistra della facciata durante il pontificato di papa Urbano VIII con una in granito rosso – il monumento ricostruito dall'imperatore Adriano intorno al 120 dC viene reinventato nell'era digitale. Delle otto colonne in facciata, originariamente in granito grigio, le ultime quattro a destra sono state abbozzate dalla fantasia del ritoccatore, addirittura due sono quelle clonate dalla quinta, inconfondibile perché caratterizzata da un inconfondibile “difetto” sulla parte alta, mentre l'ultima a destra è probabilmente sorella gemella della corrispondente in seconda fila. Per non parlare, poi, del diametro visibilmente incoerente e della mancante linearità prospettica alla loro base. Il pastrocchio ha naturalmente contagiato anche l'architrave, l'iscrizione a ricordo del restauro operato sotto Settimio Severo non è più leggibile ed è afflitto da fessurazioni verticali che se non fossero digitali sarebbero molto preoccupanti ma in compenso, evviva, è ricomparso nella sua integrità il profilo del marmo sotto le lettere “ter”.



Infine, anche i palazzi che fungono da quinte sono stati chissà per quale motivo corretti, rimpiccioliti, il palazzo alla destra del Pantheon in via della Rotonda o grossolanamente ricostruiti come il tetto del Grand Hotel della Minerva nell'omonima piazza in fondo a sinistra. Insomma, un lavoro che ad un qualunque studente medio non frutterebbe la sufficienza.



Cosa avrà spinto alla clonazione tarocca - e firmata Roma Capitale - di uno dei nostri più famosi monumenti, con l'originale facilmente raggiungibile e fotografabile? Purtroppo - forse per fortuna mettendoci nei panni dei numerosi addetti ai lavori - per le innumerevoli buche che martirizzano sospensioni e colonne vertebrali - Photoshop o Gimp non possono nulla, altrimenti avremmo risolto, finalmente la tecnologia sarebbe davvero al servizio dei Romani!
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