Roma, ztl, Tar boccia ancora gli aumenti

Roma, ztl, Tar boccia ancora gli aumenti
di Michela Allegri
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Martedì 28 Aprile 2015, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 08:02
Doppia bocciatura da parte del Tar sul rincaro delle tariffe dei pass Ztl. Dopo lo stop arrivato lo scorso marzo, a cui il Campidoglio aveva risposto con una nuova delibera-lampo che lasciava di fatto invariati gli importi maggiorati, ora arriva una nuova sentenza amministrativa, che annulla il provvedimento comunale del 30 aprile 2014.



I magistrati hanno accolto il ricorso presentato da alcuni professionisti che, per lavoro, hanno necessità di accedere al Centro storico e che sono stati assistiti dal professore Federico Tedeschini e dall'avvocato Paolo Accarino. La delibera in questione ha provocato, si legge negli atti, «un abnorme incremento degli importi dei permessi di accesso. A titolo esemplificativo, il permesso di uno dei ricorrenti subirebbe un incremento di ben 802 euro». Il problema già rilevato nella sentenza di marzo, ossia la mancanza di un'adeguata istruttoria, a cui il Campidoglio ha dichiarato di aver attualmente provveduto, è stato nuovamente ribadito: «È la stessa difesa capitolina ad ammettere che le odierne determinazioni non sono frutto di studi particolari ma di una scelta politica tesa a disincentivare l'uso del mezzo privato a favore di quello pubblico o di altre forme di mobilità», scrivono i giudici.



LE CRITICITÀ Nel provvedimento dell'aprile 2014 l'amministrazione aveva giustificato gli aumenti con la necessità «di ridurre l'inquinamento e favorire il funzionamento del trasporto pubblico disincentivando l'uso di mezzi privati». Con una successiva delibera, la Giunta aveva rilevato «come fossero emerse criticità circa gli impatti dei nuovi costi», e aveva provveduto a rideterminare le tariffe. Per i giudici, «è sintomatico il fatto che la delibera sia stata quasi immediatamente modificata a causa dell'evidenziata criticità.



Tale evoluzione è indice del fatto che a monte non vi è stata alcuna istruttoria». Il tribunale sottolinea poi che se da un lato l'amministrazione ha un potere discrezionale nella determinazione delle quote, dall'altro lato le decisioni devono essere ancorate a «criteri di razionalità, ragionevolezza e proporzionalità».



I MEZZI PUBBLICI La finalità del Campidoglio era quella «di ridurre l'inquinamento e favorire il trasporto pubblico». Ma non sarebbe stata rispettata. Anche se l'amministrazione si era subito prodigata per mettere a disposizione della cittadinanza soluzioni alternative, come il car sharing, che è comunque a pagamento,non sarebbero state però risolte le difficoltà dei mezzi pubblici.



Si tratta di un dettaglio rilevante, per i giudici: «Le notorie difficoltà dell' Atac hanno condotto alla soppressione di numerose linee. Ne consegue che le indicazioni relative alla necessaria riorganizzazione del servizio non sono state realizzate». L'aumento delle quote si inserisce nel piano generale del traffico urbano del 2014, che all'epoca della delibera era ancora in fase di approvazione.



Secondo il tribunale, «si potrebbe ritenere che, data la consistenza degli importi, per deliberare l'aumento sarebbe stato più opportuno attendere l'entrata definitiva in vigore del piano». In sostanza, l'amministrazione capitolina non avrebbe operato «nel rispetto dei principi generali dell' agire amministrativo», che richiedono che la norma sia preceduta da un'adeguata analisi e che le scelte siano «logiche, ragionevoli e proporzionate».



«Mi auguro che l'amministrazione non immagini di risolvere le questioni sollevate dai giudici attraverso unamera integrazione delle motivazioni del provvedimento, eludendo l'ordine del tribunale di riportare le tariffe ai livelli originari», ha commentato l'avvocatoTedeschini.
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