Ztl, falsi permessi: «Ero in regola, così il vigile mi ha truffato»

Ztl, falsi permessi: «Ero in regola, così il vigile mi ha truffato»
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Luglio 2014, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 16:54

Scoppia a piangere, Claudio Coppola, il vicecomandante della Polizia municipale dei Parioli, indagato per falso e corruzione per aver rilasciato decine di permessi per la Ztl falsi.

Poi sussurra «non posso parlare» e riattacca il telefono. Il suo avvocato, invece, fa sapere che «al più presto, appena ritireremo gli atti d'indagine, verrà chiarita tutta la situazione». Se da un lato c'è tanto silenzio, dall'altro ci sono sessanta tra commercianti, imprenditori e vip, che raccontano di essere rimasti letteralmente beffati. Erano convinti di avere un permesso Ztl in regola e si sono ritrovati con un mucchio di carta straccia tra le mani. E non solo: perché adesso si ritrovano anche indagati dalla Procura di Roma con l'accusa di falso. A dieci di loro è contestata anche la corruzione: per sveltire le pratiche burocratiche e ottenere licenze non valide, avrebbero allungato una presunta mazzetta al vigile infedele. Ma c'è anche chi, invece, aveva tutte quante le carte in regola per ottenere un lasciapassare tra i varchi, che conosceva l'ex vicecomandante da anni, sapeva che si occupava di sbrigare le pratiche, e si è fidato. Come un importante commerciante del centro, che ha scoperto il bluff dei permessi Ztl sfogliando le pagine di giornale, che accetta di raccontare la sua storia «a patto di non rivelare il mio nome».

Come ha conosciuto il signor Coppola?

«E' un amico, lo conosco quasi da 50 anni».

Come mai si è rivolto a lui per la questione dei permessi Ztl?

«Coppola era un alto ufficiale, una persona affidabile.

Sapevano tutti che si occupava di queste cose, aveva un biglietto da visita. Io e tanti altri eravamo convinti che fosse tutto in regola, non avevamo dubbi».

Ma lei aveva la possibilità di ottenere un permesso Ztl, oppure Coppola le ha fatto un favore?

«Io avevo tutte le carte in regola, lavoro in pieno centro, sono un commerciante e quasi tutte le aziende che rifornisco si trovano nel cuore della città. Semplicemente, Coppola si è offerto di sbrigare le pratiche burocratiche. Gli ho dato i documenti e i nomi delle aziende da inserire nel giustificativo. Era tutto assolutamente in regola. Lui, poi, lo faceva di mestiere. Pensavo fosse un favore come un altro, come quando una volta mi ha fatto saltare la fila alla sottoscrizione».

Quanto ha pagato per questa gentilezza?

«Io non ho pagato assolutamente nulla, mi sono limitato a dargli i miei documenti. Poi pagavo regolarmente al comune per mantenere il permesso».

E invece cos'è successo?

«Ho scoperto che c'erano stati dei problemi leggendo i giornali. Ho visto il nome di Coppola, il nome di amici e colleghi, lo scandalo dei permessi falsificati. E mi sono accorto di essere stato ingannato. Dopo avere appreso la notizia, sono stato convocato dalla polizia giudiziaria. Mi hanno fatto vedere alcuni documenti, dovevo dire se li riconoscevo, portavano in calce la mia firma. Io avevo firmato un modulo del comune di Roma, che sostanzialmente era la richiesta per il permesso. Questo lo ricordo, e quel documento infatti l'ho riconosciuto. Poi però ho notato che nelle carte erano inseriti come giustificativi dati inesatti. Per esempio: i nomi delle ditte che rifornisco erano sbagliati, come giustificativo c'era una dichiarazione fatta da un hotel del centro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA