Viminale agli agenti: «Fate i test per evitare il contagio dalla Tbc»

Viminale agli agenti: «Fate i test per evitare il contagio dalla Tbc»
di Alessia Marani
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Venerdì 25 Luglio 2014, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 00:05

Mascherine e antibatterici per chi a contatto con il pubblico. E poi, l’invito - non un obbligo - a sottoporsi a misure di profilassi per evitare i contagi da malattie infettive. È la circolare arrivata al personale dell’Ufficio immigrazione della Questura a Tor Sapienza.

Rimbalzata dopo la comunicazione ai sindacati del 4 luglio con cui il Viminale invitava ad «accertamenti per infezione tubercolare» tutti coloro che «svolgono attività di soccorso in mare» o di «fotosegnalamento, rilievi dattiloscopici e scorta ai centri d’accoglienza» a livello nazionale. Circa 300 i poliziotti romani che ogni giorno sono a contatto con cinque-seicento persone tra richiedenti asilo e rifugiati. Una circolare del genere, in via Pastini, non se la ricordavano da tempo, nemmeno quando circolava il pericolo Ebola. Così l’invito è stato letto come un implicito “innalzamento del rischio”. Della serie: «Perché proprio ora, solo ora, il Ministero mette le mani avanti?». Tanto che già l’80 per cento degli agenti ha aderito.

I TIMORI

Timori che, in qualche modo, il sindaco Ignazio Marino, aveva anticipato con una lettera inviata a giugno ai ministri degli Interni e della Salute, in cui esprimeva la sua preoccupazione per «le condizioni igienico-sanitarie» degli immigrati e per «la mancanza di controlli». Il tutto per scongiurare l’emergenza igienico-sanitaria per gli arrivi improvvisi di migranti da Paesi dove esistono ceppi di Tbc multiresistenti, oltre a casi di Hiv. Ieri mattina, Marino è stato ricevuto dai ministri Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin al Viminale. «Ho saputo che dal 21 giugno sulle navi dei migranti, oltre ai medici della Marina, ci sono i medici del sistema sanitario nazionale - ha spiegato il sindaco lasciando il palazzo - che avviano il triage per smistare i casi rilevati negli ospedali. Il Dipartimento di Prevenzione, poi, ha affermato che negli ultimi mesi non c’è stata alcuna variazione dal punto di vista statistico della prevalenza di malattie infettive nel comune di Roma». Un dato definito dal sindaco «rassicurante». Eppure a mettere in guardia da una possibile recrudescenza di malattie infettive ormai da tempo sparite in Italia, o addirittura, mai apparse, c’è l’Ordine dei medici di Roma. Il presidente Roberto Lala ha auspicato «accertamenti rigorosi su chi arriva senza check-up e vaccinazioni», sottolineando che «tutte le statistiche indicano un incremento dei casi di tubercolosi», malattia la cui incubazione può durare anni. La riunione a tre di ieri sarà ripetuta e allargata al presidente della Regione Nicola Zingaretti. Prossimo appuntamento a settembre.

GLI SPECIALISTI

Se all’Ufficio immigrazione si chiede di aderire a una profilassi sanitaria, c’è invece un gruppo di 9 agenti, specialisti dell’Uri (Unità rapida di intervento di stanza al Tuscolano), che viene inviata per smaltire le pratiche per rifugiati sulle navi degli sbarchi e poi torna al lavoro a Roma, che ha dovuto reclamare controlli ad hoc. Si tratta di poliziotti a contatto con Scabbia, Tbc, Aids e chissà cosa. Il 2 luglio hanno scritto alla Direzione centrale dell’immigrazione e delle polizie di frontiera, a cui fanno capo, e al Ministero dell’Interno, tramite l’avvocato Luisa Cicchetti di Assotutela per ottenere, finalmente, di essere sottoposti a profilassi medica per malattie infettive. «In cinque anni di attività, nessuno se ne era mai preoccupato», dice il legale. Ora sono fermi, al posto loro sono andati altri. E oggi sapranno i risultati dei test sulla tubercolosi.

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