Un'aggressione ogni tre giorni per Atac è emergenza sicurezza

Un'aggressione ogni tre giorni per Atac è emergenza sicurezza
di Riccardo Tagliapietra
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Martedì 30 Settembre 2014, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 07:53
Un autista aggredito ogni tre giorni. Dal picco del 2009 con 175 aggressioni in dodici mesi ai danni del personale Atac, oggi il numero sceso del 35% a circa 130 episodi l'anno

grazie all'aiuto dell'Associazione dei Carabinieri in congedo, che aveva garantito fino al 2012 la disponibilità di una sessantina di uomini per la sicurezza di passeggeri e personale viaggiante, spesso vittima di aggressioni e comportamenti violenti (era no state perfino messe le scorte private ai bus, che costavano tropop, poi sparite). Un numero quello delle violenze, che rimane alto e che nelle ultime settimane ha avuto un picco che non fa ben sperare. A queste si aggiungono le violenze, i furti e le rapine, della criminalità nei confronti dei passeggeri: parecchie centinaia ogni anno, impossibili da quantificare.

Eventi che hanno convinto l'azienda a decretare una sorta di «stato di calamità», tradotto un paio di giorni fa con l'ennesima firma assieme alle Rsu di un documento per il potenziamento di alcune soluzioni di sicurezza, anticipate nell'ultima riunione con i responsabili delle forze dell'ordine e la prefettura. Si parla di pulsanti d'allarme collegati ai satellitari, cabine blindate, telecamere sui mezzi. Tutta roba già vista. Su quest'ultima questione va segnalato che Cotral, l'azienda di trasporto regionale, ha già installato in molti mezzi impianti di videosorveglianza, sottolineano dalla Cisl del Lazio, mentre in Atac siamo ancora in alto mare.



REVISIONI BOCCIATE

Ma c'è un altro intoppo per Atac. La Motorizzazione avrebbe bocciato le revisioni di molti mezzi con le cabine blindate costruite dagli operai per proteggere il personale viaggiante. «Accrocchi fai da te. Mancano le omologazioni», sussurra un autista. E così al momento della revisione i bus-blindati (a Collatina ce ne sono circa 90) vengono rimandati indietro (passano solo i bus nati con la cabina blindata, già omologata all'atto dell'immatricolazione). A complicare ulteriormente le cose, la lentezza per le revisioni alla Motorizzazione. A Roma per accelerare quelle già programmate da Atac, sarebbero arrivati rinforzi anche da altre regioni.



VETTURE FERME

Si aggiungono i bus rotti che rallentano le corse e riducono la frequenza. Dei 2310 del parco circolante dell'azienda con sede in via Prenestina, circa 510 sono rotti e restano fermi ogni giorno nei depositi, ovvero un autobus su quattro. I filobus di Montesacro in particolare sono un caso critico, in questi ultimi anni è precipitata la disponibilità dei mezzi del 60%, integrati con mezzi a gasolio provenienti da Grottarossa.



LE ZONE PIÙ A RISCHIO

Sono le periferie le zone più a rischio secondo il «dossier» interno che Atac sta preparando, aggiornato con gli ultimi episodi di violenza. Le zone che preoccupano di più sono Collatina, Corcolle, Eur-Fermi, Magliana, Termini e Tor Bella Monaca. Qui si sono verificati gli episodi più violenti, con autisti aggrediti e feriti dalla rabbia di qualche utente furibondo, ma pure da balordi. Si aggiungono gli episodi di violenza nei confronti dei passeggeri da parte della criminalità, che in altri comuni italiani sono stati ridotti grazie all'installazione delle telecamere sui bus, che a Roma non sono mai partite. Era il 2011 quando i titoli dei giornali richiamavano l'attenzione di Atac sui bus: pulsanti con il Gps, cabine blindate e telecamere. Quattro anni dopo, con l'ennesima emergenza, la litania è la stessa.