Dopo ogni censimento i Comuni hanno l'obbligo della revisione anagrafica dei residenti. Ma per un motivo o per un altro questa operazione - spiegano dagli uffici capitolini - nel 2001 non è stata fatta. E così oggi, su disposizione del direttore Angelo Ottavianelli, l'attività si è messa in moto includendo nel computo i residenti di cui non si sono avute tracce nelle rilevazioni statistiche della popolazione sia 2001 sia nel 2011. E che negli ultimi 15 anni, spiega Ottavianelli «non hanno effettuato alcun accesso ai servizi demografici del Comune che potessero accertarne la presenza sul territorio: né variazioni anzagrafiche, né cambi di residenza, né rihieste di carte d'identità». Niente di niente. Ciò non vuol dire, ovviamente, che queste persone siano tutte morte. Ma il sospetto è evidente. E allora l'ufficio anagrafe ha pubblicato all'albo pretorio un "pubblico proclamo" con l'elenco dei 5.481 nomi dei "desaparecidos".
Gli interessati - o chi per loro - hanno tempo fino al 30 novembre per farsi vivi. In caso contrario l'anagrafe li considererà come non più iscritti tra i cittadini residenti. Non con una cancellazione tout court - spiega Ottavianelli - ma con la creazione di una sorta di lista-parcheggio dalla quale poi, se fosse necessario, procedere a un reintegro. L'operazione potrebbe in qualche modo "decimare" la popolazione ultracentenaria di Roma. Se - come tutto lascia pensare - la stragrande maggioranza di quelle 5.481 attualmente nel limbo anagrafico non si farà viva, nel giro di un mese Roma subirà un crollo statistico: non più 7.052 ultracentenari residenti, bensì 1.571.
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