Esplosione nel palazzo a Roma, i residenti: vivi per miracolo, ora dateci un tetto

Esplosione nel palazzo a Roma, i residenti: vivi per miracolo, ora dateci un tetto
di Raffaella Troili
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Martedì 29 Luglio 2014, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 17:54

Dateci un tetto, non abbiamo pi nulla. Le famiglie che vivevano nella palazzina di via Tuscolana sgomberata dopo l’esplosione del bar Tati, sabato notte, ad Arco di Travertino, stanno prendendo coscienza del fatto che i tempi non saranno brevi. Per questo oggi sono attese negli uffici della Municipale di via Macedonia per presentare la richiesta di un alloggio. Una coppia di giovani con un bambino, una di anziani, una vedova, un ragazzo che era andato a vivere da solo.

La palazzina A è inagibile, i danni gravi. Anche i negozi di fianco al bar - un tabacchi e un’agenzia di viaggi - sono stati invitati a restare chiusi. Il sopralluogo dei vigili del fuoco ancora non c’è stato ma il timore è che l’edificio venga demolito. «Speriamo di no, altrimenti dovremo aspettare anni prima di tornare qui», si lamenta Nicola Cataldi, vivo per miracolo, abitava al piano sopra al bar, quello sprofondato l’altra notte: sua figlia Yiulya è ricoverata al San Giovanni, dalla rianimazione è stata trasferita a maxillo-facciale, giovedì sarà operata. «Te sei salvato Nico», gli dice Ivana per consolarlo, ma la rabbia è tanta. Fissa le macerie della sua casa, finite nel cortile condominiale, pensa a Carlotta, il suo jack russell, morta schiacciata, «bastardi...», mormora.

Ivana, 70 anni, che ha lavorato una vita per comprarsi una casa, in Germania, «la lavandara, la saldatrice, le pulizie», l’altra notte dice che ha chiamato la mamma, come una bambina disperata. C’è chi aspettava l’arrivo di mobili nuovi, chi risponde al telefono: «Il depuratore per l’acqua? Non mi serve più, abitavo in quella palazzina che è esplosa, l’ha sentito?».

«PAURA DEGLI SCIACALLI»

«Siamo vivi», si ripetono con un sorriso che sa di pianto, «ma non siamo più padroni di casa». E hanno paura. «Paura degli sciacalli, paura che ci rubino quel poco che c’è in casa», per questo hanno chiesto il presidio fisso di una volante. A loro non resta altro che guardare dal basso quella palazzina che conserva tutti i loro ricordi. Ieri hanno atteso l’arrivo dei vigili del fuoco, per «essere accompagnati a prendere qualche cambio nelle nostre case». Quegli stessi vigili che l’altra notte li hanno liberati, sfondando le porte.

L’INGIUSTIZIA

Oggi a fare la domanda di un alloggio, tutti tranne Daniele Brocchi e Federica, toscani, vivevano nella palazzina semidistrutta, ora sono in albergo a spese loro. «Siamo cittadini italiani, paghiamo le tasse, eppure gli italiani a Roma non residenti nel Comune non ne hanno diritto».

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