Tratta internazionale di prostitute minorenni, tre condanne in appello a Roma

Tratta internazionale di prostitute minorenni, tre condanne in appello a Roma
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Giovedì 2 Ottobre 2014, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 19:50

Associazione internazionale per la tratta di prostitute minorenni, induzione e sfruttamento della prostituzione: per queste accuse, contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni, tre donne (due liberiane e una congolese) sono state condannate in appello a Roma. Si tratta di tre delle otto persone che furono arrestate nell'ottobre 2012 a conclusione di una maxi operazione che smantellò una organizzazione internazionale che reclutava minorenni in Nigeria, le portava in Italia riducendole in schiavitù, sottoponendole a riti voodoo e avviandole alla prostituzione.

La I Corte d'assise d'appello di Roma ha condannato a sei anni di reclusione Nike Adam (in primo grado ebbe 9 anni per associazione, induzione e sfruttamento della prostituzione), a due anni Diana Paul (in primo grado ebbe 10 giorni in più, per sfruttamento) e a un anno e 10 mesi Veronica Joseph (in primo grado condannata a 3 anni per sfruttamento).

Tutte erano state processate col rito abbreviato; nell'ambito della stessa vicenda, altre cinque persone sono sotto processo col rito ordinario.

L'inchiesta dalla quale è scaturito il processo nasce dalle dichiarazioni di una minorenne di origini nigeriane, arrivata con un barcone dalla Libia in Italia - a Lampedusa - e poi trasportata a Frosinone. Alla polizia raccontò la storia di giovani donne che, rapite e attratte da un futuro migliore, dalla Libia venivano portate in Italia, dove erano costrette a prostituirsi per ripagare gli organizzatori della tratta con 30mila euro.

La giovane raccontò di essere stata sottoposta a brutalità e umiliazioni, finanche utilizzata come straccio per pulire a terra. Ai suoi racconti, poi, si aggiunsero quelli di altre tre ragazze. E, alla fine, fu individuata Adam, ritenuta dagli investigatori la coordinatrice dell'organizzazione in Italia; processata, fu condanna dal gip Battistini a 9 anni di carcere. Le altre due donne furono riconosciute colpevoli, e condannate, solo di singoli episodi di sfruttamento. Oggi, le riduzioni delle condanne in appello.

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