Pakistano ucciso a Torpignattara, Il gip: Daniel uccise per obbedire alle richieste del padre

Pakistano ucciso a Torpignattara, Il gip: Daniel uccise per obbedire alle richieste del padre
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Ottobre 2014, 05:58 - Ultimo aggiornamento: 11:36

«Ha obbedito alla richiesta del padre». Per il gip Giuseppina Guglielmi, nell'omicidio di Muhammad Shahzad Khan,

il pakistano di 28 anni ucciso a calci a Torpignattara da un diciassettenne del quartiere, è stata cruciale l'istigazione di Massimiliano P. L'uomo, a torso nudo, in piena notte, dal balcone al terzo piano, incitava il figlio urlandogli «gonfialo, ammazzalo». Il pakistano, fuori di sé, da ore cantava per strada litanie e recitava le sure del Corano e per l'uomo, arrestato ieri per concorso in omicidio volontario (il figlio era già finito nel carcere minorile), andava punito. «L'immaturità del minore - scrive il gip - la naturale autorità di cui un genitore gode nel rapporto col figlio, e che ragionevolmente anche l'indagato aveva, fanno ritenere che l'incitamento si prestasse ad essere recepito dal minore come una seria richiesta». L'atteggiamento aggressivo del padre e lo stretto legame padre-figlio, per il magistrato, sarebbero l'origine della condotta violenta. Un ordine di un papà eseguito, insomma.

E' una delle testimoni chiave, in una conversazione telefonica intercettata a dire, senza mezzi termini, di aver assistito a «un'aggressione a sangue freddo». «Senza che lo straniero avesse fatto nulla per provocare l'aggressione».

Un'azione «di una violenza indescrivibile», sottolinea in un altro passo dell'ordinanza di arresto il gip, riportandosi alla ricostruzione dei militari del nucleo investigativo di via In Selci e del pm Mario Palazzi.

LA DIFESA

Ma l'uomo, un quarantenne nato alla Marranella, noto come «Lullo», prima ambulante in via Sannio e ora gestore di un bar, per giorni, prima dell'arresto, ha smentito la ricostruzione della procura. «Quello straniero ha sputato a mio figlio, gli ha dato uno spintone e allora gli ho detto "gonfialo", per dire difenditi, mica dicevo ammazzalo nel senso di ucciderlo. E' stata una disgrazia. Avrà battuto la testa». L'arrestato, assistito dall'avvocato Michele Mainone, sarà interrogato nel carcere di Regina Coeli entro venerdì. Mentre da un villaggio del Pakistan i genitori e la moglie di Muhammad Shahzad Khan hanno chiesto a un penalista del foro di Roma, di rappresentarli come parti civili. «Sono stravolti dal dolore. Khan era un giovane mite, non aveva ancora mai visto il figlio, nato quattro mesi fa», ha detto l'avvocato Mario Angelelli, «Non capiscono perché è stato ammazzato così, senza motivo, per strada».