La rabbia del Municipio. «Al centinaio di persone che, non più ospitate nella struttura già da alcune settimane, si sono progressivamente riversate intorno a piazza Vittorio – aggiunge il minisindaco - si aggiunge il gruppo di circa una quindicina di persone che stanotte ha dormito in condizioni di totale insicurezza nello scheletro di cemento abbandonato di via Cerbara, in un'altra area del quartiere Tor Marancia di proprietà dell'Ipab - Istituto Romano San Michele, come confermato dalla stessa Ipab che li ha allontanati. Altri due gruppi, di circa una ventina di persone hanno passato la notte in altrettanti giardini, mentre un'altra decina di persone si sono sistemate alla meno peggio tra i banchi del limitrofo mercato. A completare il quadro, simile ad un bollettino di guerra, ci sono ancora una quindicina di persone che si sono presentate alla tensostruttura chiedendo vanamente accoglienza prima di far perdere le proprie tracce, mentre tra tutti gira la voce di andare verso piazza Vittorio, confidando nell'aiuto dei connazionali che gestiscono alcune attività economiche». Catarci sottolinea: «Che sia così o che restino sparpagliati nel territorio del Municipio, d'altronde, non è una questione che in qualche modo interessa il Campidoglio, come dimostrato nei fatti dall'assessora Danese, nonché col silenzio sulla vicenda dal resto della Giunta. I movimenti segnalati sono ovvia conseguenza della chiusura di Viale Odescalchi, frutto di una ben definita strategia che recita, più o meno, dall'accoglienza allo sparpagliamento. È in tal modo che si riducono, lungi dal venir potenziate, le attività di accoglienza in mezzo al collasso del precedente sistema e che si azzera l'unica sperimentazione istituzionale in corso in città da anni su quel segmento di popolazione invisibile che sono i transitanti».
La risposta del Campidoglio. Pronta la risposta dell'assessore alle politiche Sociali, Francesca Danese: «Sono molto stupita e dispiaciuta dalle dichiarazioni rilasciate da Catarci circa la chiusura della tensostruttura per rifugiati a Tor Marancia». «I fatti sono semplici - aggiunge Danese - a seguito della chiusura della tensostruttura, tutte le persone fragili hanno trovato adeguata e diversa collocazione quando ormai nel centro c'erano solo 13 persone di origine afgana, dirette verso destinazioni diverse da Roma. La struttura, dal 2012, è costata al Comune 1.017.224 euro l'anno e lo stesso municipio aveva chiesto lo smontaggio, perché troppo vicina a un nido». «C'è stato un accordo preciso con l'ente che ha gestito la struttura, ancora presente per curarne lo smontaggio e segnalare eventuali situazioni di bisogno o di fragilità - prosegue l'assessore - Dai monitoraggi diurni e notturni, effettuati sul posto e nelle zone limitrofe in queste ore e che continueranno anche nei prossimi giorni, non risultano alla Sala operativa sociale gruppi di persone presenti. Questi i numeri, per amore di chiarezza».
L'appello a Marino. Catarci intanto annuncia che «per domani il Municipio sta promuovendo un incontro con tutte le realtà associative che negli anni hanno animato gli spazi tramite assistenza medica, assistenza legale, sostegno sui beni di prima necessità, informazione ed orientamento. Con esse si deciderà come procedere per denunciare l'accaduto. Nel frattempo si fa appello al Sindaco Marino: getti uno sguardo approfondito sulla questione guardando alla sostanza e non alla facciata e spieghi ai suoi Assessori che non li
ha nominati imperatori».
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