Teatro dell'Opera, la salvezza in un referendum per evitare la liquidazione

Teatro dell'Opera, la salvezza in un referendum per evitare la liquidazione
di Lorenzo De Cicco
3 Minuti di Lettura
Domenica 27 Luglio 2014, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 07:10
Corsa contro il tempo per evitare la liquidazione del Teatro dell’Opera.



La parola magica che può salvare il Costanzi è referendum sindacale. Oltre il 66% dei lavoratori – con più di 300 firme su 460 dipendenti – ieri ha chiesto di convocare una consultazione interna che possa finalmente «ratificare» il piano di rientro che il soprintendente Carlo Fuortes deve presentare al governo entro fine mese, pena il fallimento per debiti (oltre 25 milioni) del Teatro dove hanno cantato tante star della lirica europea, dalla Callas a Beniamino Gigli.



RISCHIO COMMISSARIO

La bozza della manovra di salvataggio elaborata da Fuortes è stata già sottoscritta da quasi tutti i sindacati, eccezion fatta per Cgil e Fials Cisal. Due sigle che rappresentano il 25% dei lavoratori, ma che con il loro veto tengono in pugno il destino del Teatro. Perché senza le loro firme in calce all’accordo, il piano non può essere validato da Palazzo Chigi. Il sindaco Marino ha spiegato che, se le cose non cambiano, la liquidazione coatta è l’unica soluzione possibile, tanto da esser all’ordine del giorno nel Cda dell’Opera fissato per martedì. Proprio per quel giorno i lavoratori che hanno firmato per il referendum manifesteranno davanti alla sede del Teatro, in piazza Gigli, chiedendo una consultazione lampo. Che, secondo gli uffici del sovrintendente Fuortes, potrebbe tenersi a stretto giro, già l'indomani: mercoledì 29. Giusto in tempo per evitare il crac, dato che il count-down per sottoscrivere il Piano scade il 31 luglio. Ecco perchè, dopo la pioggia di firme a favore del piano di rientro, anche negli uffici dell’Assessorato alla Cultura, c’è un cauto ottimismo.



NUOVO SCIOPERO

Anche se la Cgil - che sotto la guida del precedente sovrintendente Catello De Martino, partecipava invece alla gestione del Teatro nello spirito del miglior consociativismo – è pronta a convocare nuovi scioperi. Il sindacato, contro cui oggi grava anche un esposto alla Corte dei Conti che mette nel mirino clientelismo, presunti privilegi e denunce di malagestione, è pronto a far saltare anche la replica di domani del Barbiere di Siviglia, finora sempre andato in scena regolarmente. «Sul nuovo sciopero decideremo in queste ore – fanno sapere dalla Cgil - Tra di noi c'è anche chi vorrebbe proclamare il blocco totale di tutta la produzione, vale a dire di tutti gli spettacoli programmati a Caracalla ancora in calendario».



I DANNI

Ieri intanto è già saltata la terza replica della Bohème di Puccini. Alle Terme di Caracalla non si sono accesi i riflettori neanche per uno spettacolo ridotto, solo pianoforte e cantanti, dato che da Cgil e Fials Cisal venerdì era arrivata la conferma irremovibile dello sciopero, rifiutando la proposta del sovrintendente Fuortes che aveva chiesto di sospendere la protesta offrendo un incontro per domani. Il danno per il teatro è stato di 100mila euro, tanti sono i biglietti già venduti che ora vanno rimborsati. Già ieri centinaia di acquirenti delusi si sono messi in coda alle biglietterie, mentre a pochi passi circa duecento lavoratori hanno manifestato la loro delusione contro chi ha organizzato lo sciopero che ha fatto cancellare la rappresentazione. «Con la scusa di difendere i lavoratori dai prepensionamenti - ha detto uno dei dimostranti dal palco - due sindacati vogliono difendere altri privilegi». L’ultima trattativa è rimandata a domani negli uffici del Dipartimento Cultura del Comune, dove l’assessore Marinelli ha convocato i vertici regionali di Cgil, Cisl, Uil e Fials per provare in extremis a far rientrare la protesta per evitare l'arrivo di un commissario.

© RIPRODUZIONE RISERVATA