Poliziotto contagiato dalla Tbc: il caso finisce in Procura. Pronto l'esposto del sindacato

Poliziotto contagiato dalla Tbc: il caso finisce in Procura. Pronto l'esposto del sindacato
di Michela Allegri
2 Minuti di Lettura
Martedì 5 Agosto 2014, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 00:37
Il caso del poliziotto romano che, dopo essere stato in contatto con i profughi sbarcati lungo le coste del Sud risultato positivo al batterio della Tbc, finisce in Procura.

È Assotutela, l'associazione per la tutela del cittadino, a denunciare la vicenda, attraverso l'avvocato Luisa Cicchetti, mentre la Consap, Confederazione sindacale autonoma di Polizia, in una nota firmata dal segretario generale Giorgio Innocenzi, ha annunciato una class action contro il ministero dell'Interno, dopo averlo diffidato «per non aver garantito la salute dei poliziotti e quella dei loro familiari, ponendoli a serio rischio epidemiologico». L'esposto, dettagliatissimo, verrà presentato entro la fine della settimana ai magistrati di piazzale Clodio.



Uno dei punti cardine riguarda la condizione di pericolo in cui gli agenti dell'Uri, l'Unità Rapida d'Intervento specializzata nelle operazioni d'urgenza a sostegno degli Uffici Immigrazione delle diverse questure d'Italia, esplicano le loro funzioni: sarebbero costantemente a rischio contagio, prestando servizio privi delle dotazioni minime di sicurezza nonostante si trovino a contatto ravvicinato con i profughi al momento dello sbarco.



I PROTOCOLLI

Assotutela punta il dito contro Giovanni Pinto, direttore centrale della sezione Immigrazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. «Abbiamo ricordato al dottor Pinto i protocolli sanitari imposti dal ministero degli Interni, gli abbiamo ricordato anche le circolari del 2002 e del 2009. Ma non è successo nulla», dichiara l'avvocato Cicchetti. Perché, nonostante le misure sanitarie sarebbero dovute essere applicate in via preventiva, gli agenti dell'Uri sono stati costretti, lo scorso 2 luglio, ad avanzare di proprio pugno una richiesta formale alla direzione centrale per essere sottoposti ai controlli di rito. Il 21 luglio hanno effettuato il test di Mantoux, una prova di screening finalizzata a saggiare la presenza un’infezione da micobatterio della tubercolosi. Uno dei poliziotti è risultato positivo al contatto con il bacillo infettivo. «Dal punto di vista sanitario le forze dell'ordine sono lasciate allo sbando - spiega la penalista - ci sono casi di Tbc accertati nelle questure siciliane. Inoltre, il capo della polizia, solo dopo la richiesta degli agenti ha consigliato una serie di controlli a tappeto. Il protocollo di profilassi, invece, era obbligatorio». E Assotutela passa al contrattacco: «Denunceremo Pinto - dicono per aver omesso ai propri doveri d'ufficio non compiendo gli atti necessari alla salvaguardia della salute pubblica, esponendo i propri sottoposti a rischi epidemiologici». Ma non è tutto. Potrebbe essere ravvisabile anche una seconda ipotesi di reato: danno erariale nei confronti dello Stato, dovuto al fatto che ora gli agenti starebbero chiedendo in massa di essere sottoposti agli esami di rito. «Non tutelare i poliziotti secondo le norme di diritto alla salute dettate dai protocolli ministeriali è un errore imperdonabile - ha commentato il presidente di Assotutela, Michel Emi Maritato - gli agenti infetti sono un potenziale pericolo per la popolazione».
© RIPRODUZIONE RISERVATA