Tangenti in Comune, c'è un vigile: denaro anche nei pacchetti di sigarette

Tangenti in Comune, c'è un vigile: denaro anche nei pacchetti di sigarette
di Michela Allegri
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Martedì 3 Marzo 2015, 05:38 - Ultimo aggiornamento: 10:58

Raccoglieva soldi in contanti e li consegnava nelle mani delle persone giuste. Per non dare nell'occhio, Andrea Borsci, geometra del IX Dipartimento, nascondeva le mazzette nei pacchetti di sigarette. E a volte quasi se ne vantava. «Fumi?», avrebbe detto a una collega e, invece di offrirle una Marlboro, aveva sfoderato 2mila euro in banconote. Borsci è il "grande accusatore" dell'inchiesta sul giro di tangenti che collegherebbe la pubblica amministrazione e la piccola edilizia privata. Era il 2013 quando si presentò di fronte agli inquirenti e, con tono indignato, tracciò una mappa dell'illegalità dilagante all'interno del XIV Municipio. Peccato che avesse dimenticato di precisare che, in molti casi, fosse stato proprio lui a fare da tramite tra impresari e tecnici del Campidoglio, raccogliendo le bustarelle e smistandole a chi di dovere. Ora è finito ai domiciliari per corruzione. Avrebbe ricevuto denaro da Roberto Biagini e Sandro Costantini e lo avrebbe utilizzato per comprare i funzionari Massimo Mazzucco, Stefano Urbinati e Giovanni Grillo. Fino al 2012, Borsci ha lavorato come libero professionista, anche al servizio di Biagini e Costantini, poi è stato assunto presso il IX Dipartimento. Ma, come annota il gip, avrebbe continuato a redigere le pratiche privatamente facendole firmare da una collega. Le stesse pratiche che poi finivano nel suo ufficio, o erano assegnate a tecnici corrotti. Borsci «è pienamente coinvolto nel sistema - scrive il giudice - si muove con capacità e agilità, perseguendo un proprio fine di lucro e assicurando ai suoi ex datori di lavoro un ingiusto vantaggio anche dopo l'assunzione al Comune».

IL SISTEMA

E non è tutto: in sede di denuncia, il geometra avrebbe fornito «una ricostruzione soggettiva del sistema, la cui emersione era ormai inarrestabile, con lo scopo di garantirsi l'impunità». È Biagini a raccontare ai magistrati che, nella storia delle tangenti, Borsci c'è dentro fino al collo: «Mi disse che per ritirare un progetto bisognava bussare con i piedi, nel senso che dovevo pagare.

Disse che bisognava dare 5mila. Io prendo i contanti e li do a Bosci, che li mette in un pacchetto di sigarette». Un collaboratore di Costantini, invece, ha dichiarato a verbale: «Borsci mi confidò di aver dato 5 mila a un tecnico, disse anche che bisognava sempre pagare per non avere problemi... Mi spiegò come funzionava». Racconta anche di averlo incontrato qualche anno dopo, quando era stato assunto in Comune e che «con tono di disprezzo, suddivise i suoi colleghi in 3 categorie: quelli che richiedono cifre precise, quelli che lasciano decidere la somma al richiedente e quelli che non chiedono nulla, ma accettano il regalo. Mi ha detto che solo lui non prende soldi». Ma, secondo l'accusa, in un caso Borsci si sarebbe dimenticato di consegnare a un funzionario 2mila euro sborsati da Biagini, tenendoli per sé. Per farsi perdonare, poi, avrebbe ceduto al costruttore una stampante. Anche una collega del geometra contribuisce a metterlo nei guai: «Mi confidò di aver dato dei soldi ai tecnici», racconta ai magistrati. «Quando è stato assunto in Comune, ha compilato alcuni elaborati che mi ha passato e che io ho sottoscritto apparendo come unico redattore dei progetti che, poi, arrivavano per l'istruttoria presso gli uffici del Dipartimento dove lui lavorava...l'ho fatto per l'amicizia che c'era fra me e Borsci e ne ho pagato le conseguenze». In un caso, la donna era finita sotto inchiesta per aver messo a verbale cose difformi dalla realtà: «Borsci mi disse che per il cantiere aveva dato a un tecnico 10mila euro. Me lo disse come lamentela, perché nonostante avesse pagato eravamo finiti sotto procedimento».