In giudizio, quali parti civili (da risarcire) erano costituiti, tra gli altri, il ministero dell'interno, la presidenza del Consiglio dei ministri, la Comunità ebraica, magistrati, giornalisti e Roberto Saviano.
Le reazioni. «La Comunità ebraica di Roma esprime piena soddisfazione per la sentenza della Corte di appello di Roma nel processo Stormfront. La Corte ha decretato la conferma di tutto l'impianto accusatorio nella sentenza di primo grado ivi compreso il reato associativo, con un lieve sconto sulla pena inflitta ai quattro condannati. È stato così sancito il principio per cui la Rete non è il luogo delle impunità ma è il luogo delle responsabilità. È il segno di una strada tracciata, dove i propagatori di odio sono perseguiti dalla legge e lo saranno ancor di più quando il Parlamento italiano compirà il decisivo passo nella direzione del reato di Negazionismo della Shoah e del Cybercrime. In un momento in cui il pericolo della xenofobia, del razzismo e dell'antisemitismo riaffiorano con becere manifestazioni di singoli o di gruppi, questa è la migliore risposta che l'Italia può dare a un fenomeno che merita di essere debellato». Lo dichiara in una nota la Comunità Ebraica di Roma.
«Questa sentenza», ha spiegato uno dei legali di parte civile, Daniele Stoppello, «sigilla un principio cardine: la diffusione di interpretazioni alternative e deliranti a fatti drammatici come la Shoah non può essere contrabbandata come mera libertà di espressione.
Rivendicare in privato un'idea è una cosa, mentre renderla manifesta al fine di convincere gli altri della sua veridicità è cosa ben diversa. E’ importante che anche nel giudizio di appello sia prevalsa l’impostazione della Procura della Repubblica avallata da tutte le parti civili secondo la quale può essere ravvisato il vincolo associativo anche tra persone che, utilizzando strumenti informatici per commettere reati, agiscono con una finalità distruttiva comune».
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