Ricucci, lite con la ex per il figlio: scambio di accuse in Procura

Ricucci, lite con la ex per il figlio: scambio di accuse in Procura
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 18 Giugno 2015, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 09:00
L'immobiliarista Stefano Ricucci, noto per essere stato il marito di Anna Falchi, è stato iscritto sul registro degli indagati per il presunto pestaggio alla sua ultima fiamma, Patrizia Bonetti, la diciannovenne che, una sera di maggio, è finita al pronto soccorso dell'Umberto I con il volto livido e un trauma cranico.



La giovane ha puntato il dito contro l'ex: «Mi ha preso a schiaffi. Non la finiva più di picchiare. Un raptus perché ero uscita col figlio». Ma anche lei è finita sotto accusa, dopo la controdenuncia per calunnia dello stesso Stefano Ricucci.

LA VERSIONE DI DODO

A supportare le ragioni dell'immobiliarista ci sono anche le dichiarazioni di Edoardo Ricucci, suo figlio, che nei giorni scorsi è stato ascoltato dal magistrato: «Botte a lei? Mio padre era passato a prendermi. Patrizia non stava bene, aveva bevuto troppo dopo una serata passata insieme. Quando l'abbiamo lasciata non aveva segni. Non capiamo perché abbia messo in circolazione certe frottole». Due versioni opposte, dunque. Patrizia Bonetti, infatti, sostiene che quella notte, era il 23 maggio scorso (su facebook quel giorno aveva postato anche una foto con Dodo e alcune amiche) il compagno, Stefano Ricucci, avrebbe perso le staffe per gelosia, quando aveva saputo che la fidanzata aveva concluso la serata ubriaca tra le braccia di Dodo.



In preda alla rabbia, l'immobiliarista avrebbe picchiato sia lei che il figlio. Un'accusa respinta da Dodo. «Mio padre non ha alzato le mani ne' con me ne' con lei. Non capisco perchè quella ragazza racconti certe bugie», ha detto al magistrato. «Cerca notorietà. E' avvelenata di protagonismo», è la linea di difesa di Ricucci padre. «Dopo la cena assieme sono andato via. Mi hanno poi chiamato dicendomi che lei era ubriaca», ha aggiunto Ricucci, «e che mio figlio l'aveva accompagnata a casa di un amico. A quel punto ho telefonato invano per due ore a mio figlio e, preoccupato, sono andato di persona. Ho urlato a mio figlio ”scendi”, e siamo andati via.