Rissa dopo lo scippo a Roma, turisti reagiscono ai borseggiatori e in metro scoppia il finimondo

Rissa dopo lo scippo a Roma, turisti reagiscono ai borseggiatori e in metro scoppia il finimondo
di Riccardo Tagliapietra
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Mercoledì 20 Agosto 2014, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 20:03

Due ragazzi escono di corsa dalla stazione della metro a Barberini. Uno insegue l’altro, lo tira per la maglietta facendogli perdere l’equilibrio.

Finiscono contro un taxi fermo a lato della piazza, all’altezza della fontana del Tritone, travolgendo un gruppo di turisti. È da poco passata l’ora di cena. Urla, strattoni. L’inseguitore, un asiatico, blocca il fuggitivo, un rom. «Sono stato derubato - grida in inglese - aiutatemi».

Nessuno sembra capire cosa sta accadendo.

Arriva un amico, in due riportano sotto stazione della metro il ladro. Davanti alle biglietterie automatiche ci sono gli altri componenti della comitiva mista con coreani e un paio di inglesi, che hanno bloccato un altro borseggiatore. La scena è di quelle che infiammerebbero la polemica sulla sicurezza tra il Foreign Office di Londra e il sindaco Marino.

Lui nega tutto, ma gli trovano il portafogli in tasca. La stazione si trasforma in un ring. Una quindicina di turisti contro i due balordi. Le due guardie giurate con la casacca dell’Atac non s’immischiano. Meglio farsi gli affari propri, pensano, preoccupati di un paio di turisti che filmano con il telefonino, piuttosto che dei ladri. «Nella metro non si possono fare riprese, ora chiamo la polizia», intima un vigilantes senza successo, mentre continuano gli inseguimenti, con qualche cazzotto che condisce la discussione. C’è il fuggi fuggi tra i passeggeri in transito spaventati. Quando arrivano gli agenti i due ladri si sono dileguati.

L’ASSEDIO

Sotto la metro, ai binari, la cosa non cambia. Il nuovo orario di «servizio» delle bande di predoni parte alle 20, perché durante il pomeriggio i controlli implementati da questore e prefetto rendono più difficile il lavoro. Di giorno ci sono suonatori, mendicanti e qualche borseggiatore. Ma la sera il campo è completamente libero. E da un paio di settimane la recrudescenza dei colpi in metro è aumentata. Sono una trentina i ladri che si muovono come topi da un vagone all’altro, vestiti con borselli di Luis Vuitton, Prada, Gucci, per confondersi tra i turisti. Da Ottaviano a Termini e viceversa. Piazza di Spagna e Barberini sono le fermate le più «quotate».

Una squadra di quattro persone sui quarant’anni punta le vittime. Sono zingari, perché parlano in romanì, la lingua usata, oggigiorno, soltanto da alcuni rom e sinti. Tre di loro, carnagione olivastra, hanno la stessa cicatrice all’esterno del bicipite, come una bruciatura. È un segno distintivo. Il quarto, invece, ha la carnagione chiara e il taglio a spazzola. Si dividono. A ogni fermata escono per poi risalire, presidiando le porte, fino a quando non viene individuata la vittima. Sono gli asiatici i bersagli preferiti, perché viaggiano sempre con molti contanti al seguito, secondo le denunce rilasciate a polizia e carabinieri.

L’ultima vittima della serata è un uomo sui cinquanta con moglie e valige al seguito. Il turista viene circondato da due ladri, mentre altri due fanno da palo, e strattonato quando tenta di scendere a Termini. Cerca di divincolarsi, ci riesce non senza fatica. Quando la metro riparte comincia a tastarsi le tasche, il portafoglio si è volatilizzato, i ladri spariti.

LA BABY GANG

Da Termini si torna verso Spagna. Sei ragazzini, di cui tre ragazze, si mescolano ai turisti. Due di loro non hanno più di dieci anni. Gli altri non arrivano a venti. Sembra conoscano il fatto loro, perché appena ne hanno l’occasione riescono ad alleggerire un coreano accompagnato da alcuni amici. Lo spingono fuori da vagone quanto il treno si ferma, lui inciampa, il gruppetto gli è addosso. L’aggressione è violenta. Solito copione. Volano un paio di calci e quando l’uomo tenta di fermarne uno, questi gli sputa addosso e fugge. Il furto diventa rapina.

La metro riparte, i balordi pure. Sorridono tra loro soddisfatti e scendono alla fermata successiva, incuranti di avere attorno decine di persone che li hanno riconosciuti. Dalla banchina scorgono un altra preda, un signore americano sui settanta. Una donna con accento romano comincia a gridare di stare attenti, che ci sono i ladri in carrozza, ripete tutto in inglese. La gang scende dalla metro e cambia percorso, non prima di aver minacciato la scocciatrice. «Ti ho visto, ti troviamo la prossima volta», dice una delle ragazzine rom puntandola senza esitazione con lo sguardo dritta negli occhi. Un compagno fa lo stesso. L’avvertimento è chiaro: treni e stazioni, sono cosa loro.

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