A dare il via libera al sequestro è stato il tribunale del riesame di Roma, accogliendo in parte la richiesta avanzata dal pm Eugenio Albamonte, disponendo anche il congelamento preventivo di circa diecimila euro e di altri 18 mila rispettivamente al notaio Gabriele Sciumbata e dell' avvocato Francesca Piccolella. Si tratta del denaro che i due professionisti incassarono come onorari per aver stipulato l'atto di donazione a favore di Artadi.
Per un altro milione e mezzo di euro il pm aveva sollecitato il sequestro. La cifra andò nella disponibilità dei sei componenti il personale di servizio di casa Sordi ma su questo punto il Riesame ha ritenuto non configurabile nei loro confronti il reato di ricettazione. Sempre il Riesame ha, inoltre, dato l'ok ad una serie di misure cautelari (non ancora esecutive) a carico di Artadi, Sciumbata e Piccolella, indagati per circonvenzione di incapace. I giudici hanno disposto per Artadi il divieto di avvicinarsi alla casa di Sordi e di comunicare con lei, nei confronti degli altri due, invece, è stato disposto il divieto temporaneo di esercitare la professione per due mesi.
Circonvenzione di incapace. La vicenda giudiziaria inizia a gennaio dello scorso anno, quando l'autista storico di Alberto Sordi, Arturo Artadi, si presentò agli sportelli di due banche romane dove sono depositati i conti della famiglia Sordi con in mano una procura generale firmata da Aurelia e sottoscritta dal notaio di famiglia Sciumbata. Con quel foglio l'autista spiegava di essere l'unico titolare autorizzato a usare i soldi per le spese vive della famiglia. Ma il direttore della banca si insospettì e decise di presentare un esposto in procura, mosso dal dubbio di trovarsi di fronte a un caso di circonvenzione d'incapace ai danni della signorina Aurelia. E da lì è partita l'indagine.
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