Scandalo filobus, Mancini a giudizio: avrebbe intascato una tangente da 600 mila euro

Scandalo filobus, Mancini a giudizio: avrebbe intascato una tangente da 600 mila euro
di Sara Menafra
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Venerdì 24 Ottobre 2014, 06:02 - Ultimo aggiornamento: 09:03
Una mazzetta da 600mila euro per la fornitura dei filobus del corridoio della mobilità Laurentina Tor Pagnotta, in realtà mai entrati in funzione anche se effettivamente acquistati.



Per questa presunta tangente finiscono sotto processo quattro persone, tra loro anche l'ex amministratore delegato dell'Ente Eur Riccardo Mancini, considerato particolarmente vicino all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.



UN PATTEGGIAMENTO

L'imprenditore Edoardo D'Inca Levis, che assistito dall'avvocato Alessandro Diddi ha fornito indicazioni decisive per il proseguimento dell'inchiesta, ha patteggiato invece una pena ad un anno. Lo ha deciso il gip di Roma, Massimo Di Lauro, accogliendo ieri mattina la richiesta del pm Paolo Ielo. Il giudice ha poi stralciato la posizione dell'ex amministratore delegato di Breda Menarini, Roberto Ceraudo per mancanza di notifica.



Al centro dell'indagine un presunto giro di mazzette per l'aggiudicazione dell'appalto da parte di Breda di una fornitura di 45 filobus per il Comune di Roma. L'appalto fu bandito a marzo 2008 e aggiudicato a novembre di quell'anno alla Breda Menarini: la tangente sarebbe stata pagata nel 2009.



Oltre a Mancini rinviati a giudizio anche il commercialista Marco Iannilli e i dirigenti della società, Luca D'Aquila e Giuseppe Comes. L'imprenditore Edoardo D'Inca Levis ha, invece, deciso di patteggiare la pena. Nei confronti degli imputati le accuse vanno, a seconda della posizione, dall'estorsione, all'emissione di fatture per operazioni inesistenti, all'appropriazione indebita.



IL GIRO DI AFFARI

Secondo l'accusa e stando alle parole dell'ex consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola, i 600 mila euro costituivano una provvista utile anche per tentare di aggiudicarsi appalti più consistenti che potessero essere banditi dal comune di Roma. In base a quanto ricostruito dalla Procura di Roma, 500 mila euro finirono nelle tasche di Riccardo Mancini (il quale ha ammesso di averne ricevuti 80 mila) e centomila a Marco Iannilli, l'allora commercialista di Lorenzo Cola.



Il pm ha qualificato questo episodio come estorsione e non come concussione. I bus erano destinati per il cosiddetto «corridoio Laurentino», linea di collegamento veloce, ma non sono mai entrati in servizio. Il processo è fissato per il 3 febbraio del 2016, con un rinvio di quasi un anno e mezzo.

L'azienda Finmeccanica ha deciso di costituirsi parte civile contro gli imputati.