Allarme scabbia al campo nomadi: corsa contro il tempo per evitare che l'epidemia esca da Castel Romano

Allarme scabbia al campo nomadi: corsa contro il tempo per evitare che l'epidemia esca da Castel Romano
di Davide Desario
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Domenica 18 Ottobre 2015, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 17:17
Una corsa contro il tempo per evitare che scoppi un’epidemia di scabbia. È quella che è scattata da quando l’ospedale San Gallicano ha diagnostico nel giro di pochissimi giorni la malattia infettiva a sette persone tutte residenti nel campo nomadi di Castel Romano, uno dei grandi business della cupola romana di Carminati e Buzzi, e ridotto in condizioni igienico sanitarie devastanti. A lanciare l’allarme il servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma C che ha subito scritto al sindaco e all’assessore alle politiche Sociali ma anche al prefetto e alla polizia municipale.



La questione è tutt’altro che da sottovalutare. E per capirlo basta leggere l’oggetto della lettera firmata dal direttore generale della Asl Roma C, Carlo Saitto: «informativa sulle gravi condizioni igienico-sanitarie riscontrate del Campo nomadi di Castel Romano».



La lettera è datata 28 settembre e racconta di un villaggio per nomadi certamente non degno di una Capitale europea dove in ogni momento c’è il rischio che si inneschi un contagio difficilmente arginabile soprattutto con malattie invettive come la scabbia che hanno bisogno davvero di poco per essere trasmesse.



I responsabili della Asl hanno avviato un’indagine epidemiologica e una volta verificati i risultati hanno subito avviato tutte le procedure per cercare di interrompere la catena di trasmissione della malattia.



La situazione del villaggio di Castel Romano, che ospita quasi mille rom di cui la metà sono minori in età scolare che la mattina prendono il bus del Comune che li porta negli istituti della Capitale, non aiuta. Anzi. E la conferma arriva dal rapporto degli ispettori che hanno visitato il campo scortati dai vigili urbani.



Una lista di disservizi, inefficienze, degrado da far venire i brividi. I residenti del campo, da quanto scrive la Asl, non hanno l’acqua potabile poichè l’erogazione sarebbe stata sospesa dal 18 settembre. Gli scarichi fognari non funzionano. All’interno del campo è presente una notevole quantità di ridiuti di diversa natura. Nell’area è massiccia la presenza di topi e branchi di cani randagi.



Ma non solo. Il racconto degli ispettori rivela situazioni oltre l’immaginazione: «E’ avvertibile - scrivono nero su bianco - un odore nauseabondo riferibile alla possibile presenza di materiale organico in decomposizione. Molti container sono in uno stato di grave degrado al loro interno, esternamente si presentano in una condizione di estrema fatiscienza, e non appaiono in possesso dei minimi requisiti igienico-sanitari indispensabili per l’umana dimora. Soprattutto considerando la presenza di bambini».



E pensare che proprio qui, qualche mese fa, sono stati trovati trenta finti-poveri: nomadi, con conti in banca da capogiro, che erano riusciti a impossessarsi lo stesso di alcuni degli alloggi-container realizzati dal Comune di Roma con una spesa di milioni di euro.
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