"Incrementi dovuti all’aumento dei giorni di stazionamento, in attesa di ricovero, presso i locali del pronto soccorso che sono divenuti dei reparti di degenza - spiega il segretario regionale della Uil, con delega alla Sanità, Paolo Dominici - Ciò comporta un aggravio di lavoro per il personale che deve alternarsi tra i nuovi arrivi e i pazienti in attesa. L’accorpamento dei reparti ospedalieri, il taglio dei posti letto, la riduzione del personale e della strumentazione disponibile – prosegue Dominici - allunga i tempi di permanenza in pronto soccorso, soprattutto dei pazienti in attesa di trasferimento in altra struttura o in ricovero in reparto, creando il sovraffollamento che è sotto gli occhi di tutti e che, come Uil, abbiamo documentato con immagini e video durante i nostri tour nella sanità laziale".
Complessivamente, a livello regionale, si rileva che quasi 50 mila assistiti hanno stazionato in pronto soccorso per più di 24 ore, quasi 24 mila tra 24 e 36 ore e oltre 26 mila per più di 36 ore. Tra i soli pazienti ricoverati o trasferiti, infatti, la percentuale di permanenza superiore alle 24 ore sale al 9,3% (era il 2,5% per il totale degli accessi). Ciò indica che circa 32 mila pazienti sono rimasti in pronto soccorso più di un giorno – spesso in situazione di precarietà, in barella e nei corridoi - prima di essere indirizzati alle strutture di ricovero. Da evidenziare anche negli ultimi anni il crollo dei codici bianchi, causato principalmente dall’introduzione del ticket a 25 euro, entrato in vigore nel 2007. Numeri da brividi che spingono il Lazio ad indossare ancora una volta la maglia nera della sanità nazionale.