Roma, San Camillo Flash mob al pronto soccorso: al lavoro fino 17 ore di fila

Roma, San Camillo Flash mob al pronto soccorso: al lavoro fino 17 ore di fila
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Venerdì 23 Gennaio 2015, 21:35 - Ultimo aggiornamento: 21:37
Fino a 17 ore di lavoro consecutive, anche notturne, alle prese con pazienti esasperati da ore di fila o in attesa per giorni su una barella prima di esser ricoverati. Da Nord a Sud Italia i problemi dei Pronto Soccorso sono gli stessi e non accennano a diminuire. Lo denuncia il personale sanitario, che oggi ha organizzato flash mob di protesta in vari Pronto soccorso italiani, tra cui quello del San Camillo.

«Abbiamo turni spesso raddoppiati da 7 a 14 ore o, se notturni, anche fino a 17 ore, perchè quando ci sono periodi di sovraffollamento, alla necessità di più personale si supplisce solo con straordinari», racconta Domenico Papalia infermiere del Pronto Soccorso del San Camillo, tra i partecipanti del flash mob organizzato oggi dalla Fp-Cgil nell'ambito dell'iniziativa #ProntoSoccorsoKo.



«Possono arrivare codici rossi anche dopo 15 ore di lavoro e, in quel caso, non è detto che si riesca ad assistere il paziente nel migliore dei modi». Il risultato è una situazione di stress che arriva fino all'aggressione fisica. «Pochi giorni fa, mentre una collega stava dando informazioni, la porta del box si è aperta e una paziente esasperata dalla lunga attesa, l'ha aggredita con un pugno sul sopracciglio», ricorda Cristian Vender, infermiere.



Stress che non risparmia autisti e barellieri delle ambulanze, che si trovano «a fare doppi turni con tutte le difficoltà che richiede mantenere un'attenta concentrazione per riuscire a guidare e assistere pazienti in pericolo di vita», racconta Sergio Bussone dipendente Ares 118. Uno dei problemi più annosi dell'area del trasporto di emergenza però è il blocco delle ambulanze, che nel Lazio, aggiunge, «ha accumulato nel 2014 ben 130.000 ore di fermo mezzi, in pratica un'ambulanza ferma per 20 anni consecutivi con personale pagato».



Spesso infatti le barelle vengono utilizzate per 'ricoverarè i pazienti che non trovano posto in reparto, e il mezzo non può ripartire«. »Servirebbero più posti letto, specie in periodi di picchi influenzali«, commenta Andrea Fidanza, coordinatore Medicina Emergenza-Urgenza del San Camillo.
Un problema che non riguarda solo un singolo ospedale, visto che in Italia, ricorda la Fp-Cgil, i posti letto sono passati in 12 anni da 4,7 ogni mille abitanti a 3,4, contro una media Ocse del 4,8.
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