«I sampietrini trasferiti in periferia». Il piano del Campidoglio per salvarli

«I sampietrini trasferiti in periferia». Il piano del Campidoglio per salvarli
di Lorenzo De Cicco
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 15:30 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 12:11
I sampietrini che verranno smobilitati da piazze e strade del centro storico non verranno messi in vendita. Alla fine la linea dell’assessore ai Lavori pubblici Maurizio Pucci in giunta è stata bocciata: i blocchetti di leucitite verranno sì rimossi da alcuni luoghi storici del cuore di Roma, come anticipato dal Messaggero, ma non verranno utilizzati per fare cassa. Verranno invece trasferiti in periferia, nelle nuove aree pedonali che verranno create in tutti gli altri 14 municipi della città.



LE STRADE

Da piazza Venezia a via Nazionale, il Comune ha deciso di asfaltare i percorsi più trafficati del centro storico: troppo costoso mantenere i “serci”, che spesso rappresentano un’insidia per auto e moto, facendo rimbalzare le gomme e anche impennare il rumore. Che fare però dello storico selciato con cui Sisto V lastricò per prima piazza San Pietro dopo avere rischiato che la sua carrozza si cappottasse? L’assessore Pucci aveva proposto di metterli tutti sul mercato per rimpinguare le casse, sempre più magre, di Palazzo Senatorio, parlando addirittura del valore di circa 100 euro a pezzo.



La proposta però ha suscitato una bufera di reazioni. Il consigliere regionale Fabrizio Santori ha annunciato la presentazione di un esposto alla Procura «per la svendita del patrimonio culturale della città eterna». Il critico d’arte ed ex sottosegretario ai Beni culturali Vittorio Sgarbi ha parlato di «una follia, un’offesa alla città di Roma», anche perché, sostiene Sgarbi, «non mi pare che il sampietrino sia una pietra preziosa e che quindi consenta di fare grandi profitti».



LE POLEMICHE

Sull’addio all'uso in strada avevano storto il naso anche i «selciaroli», gli storici posatori di sampietrini ormai in estinzione. L’associazione che li difende ieri ha addirittura lanciato una petizione per chiedere al Campidoglio l’apertura di un tavolo per discutere di «problematiche e soluzioni legate alla pietra il cui nome viene fatto risalire al Cinquecento, quando venne utilizzata per la prima volta per la pavimentazione di piazza San Pietro». Secondo la presidente dell’associazione, Ilaria Giacobbi, «invece di rimuovere i sampietrini bisognerebbe valorizzare il lavoro del posatore, che ormai sta scomparendo ed è un patrimonio indiscutibile della Capitale dal punto di vista artistico ed archeologico».



LE ZONE

Ecco allora il dietrofront del Comune. La caratteristica trama a scacchi del selciato verrà trapiantata nei quartieri più periferici della città. «I sampietrini tolti dal centro storico - ha spiegato ieri il sindaco Marino - li utilizzeremo nelle periferie per realizzare piccole aree pedonali, dando così la stessa dignità ai cittadini che abitano in quei quartieri». Le aree, spiega il vicesindaco e assessore alle periferie Luigi Nieri, verranno selezionate attraverso un percorso partecipativo con il coinvolgimento dei municipi. Nelle prossime settimane verranno individuate 14 “isole dalle varie amministrazioni territoriali e i primi lavori di pavimentazione partiranno già nel 2015. «In tutte le piazze - spiegavano ieri dal Comune - verranno installati dei cartelli su cui verrà indicato da quale via del Centro provengono i sampietrini».