Roma, choc a Torrevecchia: «Le sassate dei rom all'uscita di scuola»

Roma, choc a Torrevecchia: «Le sassate dei rom all'uscita di scuola»
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 30 Novembre 2014, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 14:24

«Se mi avessero preso con quel pezzo di mattone probabilmente non sarei tornato a casa», dice L. G., 15 anni, che tre giorni fa insieme a cinque compagni di scuola del Tacito, tutti minorenni, è stato vittima di un lancio di sassi provenienti dal campo rom di Torrevecchia.

Episodi come questo avvengono spesso nei confronti degli studenti dei tre istituti superiori che hanno sede accanto all'insediamento di via Lombroso. Nonostante le presidi finora abbiano sempre negato, parlando genericamente di «vicende del passato». E lo stesso ha fatto il presidente del Municipio XIV, Valerio Barletta. Due giorni fa però la scena si è ripetuta ancora. «Erano le 13 – racconta il quindicenne - eravamo usciti da scuola. Dal campo rom mi è arrivato qualcosa che io ho visto solo con la coda dell'occhio e che ho sentito rimbalzare per terra. Volava all'altezza della mia tempia. Se per qualche motivo mi fossi fermato un attimo prima mi avrebbe preso e non sarei tornato a casa. Non so esattamente cosa sia, credo un pezzo di mattone».

«Ero con altre mie compagne di scuola – racconta un'altra quindicenne, M.G. - stavamo camminando quando abbiamo visto dei piccoli sassi arrivare verso di noi dal campo rom.

Non sono riuscita a vedere chi tirava i sassi, perché erano nascosti. Per fortuna ci hanno solo sfiorato».

Oltre duecento alunni del Tacito, del Domizia Lucilla e del Rosa Luxemburg hanno manifestato due giorni fa per gridare la loro rabbia contro le vessazioni subite: non solo lanci di pietre e bottiglie, ma anche minacce, aggressioni con i coltelli, furti di cellulari. Dopo la protesta gli studenti hanno preso le distanze dal manipolo di militanti di Casapound che ha provato a “mettere il cappello” sulla manifestazione, ma anche da chi ha voluto negare i disagi subiti dagli alunni, forse con il timore che la gravità dei fatti, e il clamore che ne è seguito, possa contribuire a far perdere ulteriori iscritti alle scuole, dato che dei tre istituti in questione, due sono a rischio declassamento e un altro è già stato ridimensionato a sede succursale.

Nel mezzo, gli studenti sono spaesati. «È una guerra persa, perché per far sì che ci siano iscrizioni stanno smentendo tutto», dice A.A., una ragazza di 15 anni del Tacito. «I problemi ci sono e gli episodi ci sono stati», sottolinea Daniele Di Domenicantonio, 18 anni, rappresentante degli studenti del Domizia Lucilla. «Chi li nega lo fa per ignoranza o per strumentalizzazione».

LA DIMOSTRAZIONE

Una nuova protesta è in programma venerdì 5 dicembre. Un modo per riportare l'attenzione su una situazione inquietante e reale, smentita dal Municipio e dai dirigenti di istituti con iscrizioni in calo, ma vissuta sulla pelle degli studenti e confermata dal nuovo lancio di sassi avvenuto appena tre giorni fa di cui sono state vittime due quindicenni. Studenti di cui, per motivi di età, non è possibile pubblicare le generalità, ma che hanno entrambi denunciato l'episodio al Messaggero in forma scritta, con nomi e cognomi. «Perché non denunciamo alla polizia? Perché poi qui dobbiamo tornarci tutti i giorni», rispondono alcuni studenti. «E non è facile denunciare, se neanche le istituzioni che abbiamo più vicine ci danno retta».

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it