Roma, tangenti al centro estetico: vigile e ispettore Asl condannati

Roma, tangenti al centro estetico: vigile e ispettore Asl condannati
di Adelaide Pierucci
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Sabato 31 Ottobre 2015, 03:44 - Ultimo aggiornamento: 10:18
Mini tangenti per evitare la chiusura. Non era stato un periodo fortunato quello tra il 2008 e il 2011 per un centro benessere del centro, il Myrea di via Salandra, nel quartiere Sallustiano. Nonostante il cambio di gestione pare fosse bersagliato da richieste di bustarelle. All'inizio a bussare si sarebbe presentato un ispettore della Asl, e poi, dopo la vendita, un vigile urbano del I gruppo. Tariffe diverse, 350 il primo e 100 euro il secondo, stessa minaccia: «Altrimenti si sequestra per le irregolarità». Inesistenti, a quanto pare. Ieri, per il vigile e per l'ispettore, è arrivata la condanna: tre anni ciascuno di reclusione per concussione.

Il quadro che aveva ricostruito in aula il sostituto procuratore Erminio Amelio, dopo aver spedito a giudizio sia il vigile urbano Giuseppe Grifalchi che l'ispettore Asl Antonio Colavecchi, ha retto davanti alla corte dell'ottava sezione collegiale del tribunale.

«E' stato il mio primo business» aveva raccontato in aula l'imprenditore portoghese che aveva comprato l'attività nel 2008 «Pensavo fosse tutto regolare, visto che avevo cambiato solo la vetrina. E invece ricevevamo pressioni». Le indagini erano iniziate con una denuncia del febbraio 2011 presentata in procura dalle titolari subentranti. In una udienza precedente erano state loro a raccontare l'odissea: «Nel giugno del 2010 abbiamo rilevato l'attività: una settimana dopo l'apertura si è presentato un vigile in borghese, il Grifalchi, dicendo che il centro non era in regola». Il vigile avrebbe lasciato il suo numero di telefono e, pochi giorni dopo, avrebbe concordato un incontro per la «consegna di un'agenda contenente una banconota da 100 euro».

LA DIFESA

La difesa non nega che il vigile abbia preso l'agenda. «Il vigile l'ha però buttata nel primo cestino senza neanche aprirla» era stata la precisazione. «Il vigile, con le contravvenzioni, aveva contestato due gravi irregolarità mai impugnate dalle titolari proprio perché le contestazioni erano regolari. E visto che era circolata la battuta “Qui magnano tutti”, forse c'era stato un tentativo al contrario di condizionare il vigile, sempre rimasto onesto».

Anche un altro centro estetico, gestito da una donna tailandese, chiamata a testimoniare, sarebbe stato oggetto di attenzioni da parte degli imputati. In quel caso, però, la pretesa avrebbe riguardato massaggi gratis. Gli imputati hanno annunciato appello.