Roma, da campione a usuraio Spada resta in prigione: «Alto livello criminale»

Roma, da campione a usuraio Spada resta in prigione: «Alto livello criminale»
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 7 Gennaio 2015, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 20:00

Avrebbe agito mostrando un «elevato spessore criminale» Domenico Spada, l'ex campione del mondo di pugilato arrestato per usura a novembre. Con questa motivazione i giudici del riesame, presidente Claudio Carini, ne hanno bocciato la scarcerazione.

Per i magistrati è credibile che Spada, detto ”Vulcano”, si sia fatto intestare una villa dal titolare di un bar tabacchi di via Tuscolana, alla Romanina, dove si è subito trasferito con il padre, coinvolto nello stesso giro di usura insieme a due donne della famiglia Casamonica.

Domenico Spada e il padre, Angelo, secondo l'ordine di arresto eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Frascati, a fronte di un prestito di 140.000 euro elargito al commerciante, si erano fatti consegnare 72.000 euro e intestare la villetta di 400.000.

Non soddisfatti, ne pretendevano altri 140.000. Tanto che il barista si era ritrovato a vivere in una casa in affitto e a fare il garzone nel suo bar dove per un periodo è stato stipendiato, secondo l'accusa, dagli Spada e altri due indagati con 1.500 euro al mese, senza vedere un soldo degli incassi. Eppure nell'interrogatorio di garanzia il campione si era difeso dicendo di aver solo tentato di fare un investimento acquistando il bar e, visto che l'accordo era saltato, di aver richiesto la somma investita.

LA VILLA Una versione che non ha affatto convinto i giudici del tribunale della libertà. Tutti gli elementi valutati dal gip Nicola Di Grazia, che ha ordinato gli arresti, «inducono il tribunale a disattendere le doglianze difensive e le versioni offerte dagli indagati in sede di interrogatorio - hanno scritto i magistrati - non potendosi certo ricondurre la complessa vicenda all'investimento effettuato da Domenico Spada, grazie all'ausilio del padre, del bar che avrebbe voluto cogestire e alla successiva proposta del titolare dell'esercizio commerciale che, non riuscendo a restituire il danaro, aveva offerto la casa di famiglia che sarebbe stata in pessime condizioni, tanto da aver richiesto alla famiglia Spada costosi lavori».

Nelle motivazioni si fa riferimento a un'altra «situazione analoga» e in particolare di un cliente del barista che «era stato costretto a cedere a Domenico Spada la propria abitazione come riscontrato dalle intercettazioni e dagli accertamenti documentali». Da qui la scelta di condividere l'impianto accusatorio del pm Silvia Sereni, titolare dell'inchiesta, e del gip che ha firmato gli arresti, «attesa la gravità del reato e la modalità dei fatti, connotate da spregiudicatezza e disinvoltura nel conseguire il profitto illecito in danno di soggetto in evidenti condizioni di debolezza».