Rifiuti, l'accusa dell'imprenditore Altissimi: «Così la Regione mi perseguitò per essermi opposto a Cerroni»

Rifiuti, l'accusa dell'imprenditore Altissimi: «Così la Regione mi perseguitò per essermi opposto a Cerroni»
di Massimo Martinelli
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Sabato 18 Gennaio 2014, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 09:59
Era il luglio del 2013, cinque mesi fa. Il sistema Cerroni era ancora potentissimo: una ragnatela di potere che avvolgeva e stritolava chiunque osasse mettersi di traverso, che aveva il suo centro operativo alla Pisana - Regione Lazio - allora come oggi governata da Nicola Zingaretti. E, al suo fianco, il professor Cesare San Marco, animatore della Fondazione politica RomaEuropea (che tuttora espone sulla homepege del sito il marchio Colari tra gli sponsor principali). Ed è proprio nel luglio scorso che si è verificato l’ultimo episodio sul quale i carabinieri del Noe dovranno accendere un faro dopo che i pm Alberto Galanti, Maria Cristina Palaia e Simona Maisto hanno inserito nella richiesta di arresto per Cerroni e per gli altri imputati le dichiarazioni di uno dei grandi accusatori di questa indagine, Fabio Altissimi, titolare della Rida Ambiente, società che avrebbe potuto smaltire enormi quantità di rifiuti ma che invece a Roma e nel Lazio non toccava palla o quasi.



Proposta indecente Mentre Nicola Zingaretti, che ieri si è scagliato contro il nostro giornale annunciando azioni legali per aver pubblicato verbali (evidentemente scomodi) di questa inchiesta, era al timone della Regione, Altissimi continuava a darsi da fare per uscire dall’impasse burocratica in cui lo avevano relegato i funzionari della Pisana dopo che lui aveva rifiutato di pagare una tangente da 5 euro a tonnellata di rifiuti richiesta dal funzionario Fegatelli per il commissario unico Spagnoli. E proprio nel luglio 2013, cinque mesi fa, appunto, fu invitato a pranzo da Cerroni, che aveva appena visitato i suoi impianti e ne aveva apprezzato modernità e caratteristiche: «Andammo al ristorante Il Focarile di Aprilia. Ho registrato tutto e ho anche fotografie dell’incontro - ha detto Altissimi ai carabinieri - Nel corso dell’incontro Cerroni mi propose di “alloggiare” circa 500 tonnellate al giorno di rifiuti provenienti dai suoi impianti di Roma presso il mio impianto». Altissimi disse che era impossibile, perchè la Regione non gli dava i permessi. E Cerroni rilanciò, dicendo che avrebbe sistemato tutto al ministero dell’Ambiente. Altissimi rispose di getto e l’ha raccontata così ai carabinieri del Noe: «Stava parlando di un eventuale contratto che mi avrebbe portato, secondo una mia stima, circa 17 milioni di euro l’anno considerando orientativamente 150.000 tonnellate annue a circa 110 euro a tonnellata. Per come ho inteso le sue parole, mi stava facendo capire che se accettavo la sua proposta mi avrebbe aiutato a definire la mia posizione amministrativa ed autorizzativa. Io declinai, perché so che se avessi accettato sarei di fatto diventato un suo “contoterzista”, come ha fatto con Porcarelli a Rocca Cencia. Così lui se ne è andato». Poi, ha concluso Altissimi: «Da quel momento si è scatenato l’inferno». E l’inferno al quale fa riferimento Altissimi arriva proprio dalla Regione governata da Zingaretti.



Doppia ordinanza «Il 26 luglio la Regione emana una nota con cui dice due cose» ricostruisce Altissimi davanti agli investigatori. Una di queste impose ad una delle sue aziende dei criteri rigidissimi per il trattamento dei rifiuti, che sarebbero stati giustificati solo se gli impianti in questione avessero ricevuto una quantità di rifiuti di gran lunga superiore a quella che realmente incameravano ogni giorno. L’altra ordinanza ha del paradossale: il 20 agosto, in piena estate, la Regione Lazio incarica una società riconducibile a Cerroni, la Ecoambiente diretta da Bruno Landi, di effettuare una verifica sul livello dei cattivi odori emessi dai rifiuti depositati nelle discariche che Altissimi. L’esito del controllo è praticamente scontato: «Ecoambiente scrive a noi in data 5 settembre 2013 dicendoci che da analisi da loro condotte i nostri rifiuti non erano stabilizzati perché avevano un ph inferiore a 12». A questo punto vale la pena ricordare un altro verbale depositato agli atti di questa inchiesta, per contestualizzare il rapporto tra Cerroni e i vertici della Regione Lazio.



Lo dico a Zingaretti Si tratta della chiacchierata confidenziale (per usare un eufemismo) con la quale il ras delle discariche scuote uno dei più stretti collaboratori di Zingaretti, fin dai tempi della presidenza della Provincia di Roma. Lui è quel Cesare San Mauro che anima la fondazione Roma Europea sponsorizzata da Cerroni e la conversazione è del maggio 2012, quando Cerroni aveva bisogno di sbloccare una concessione governativa con Monti premier. San Mauro gli dice: «Io ne sto parlando con tutti, ti dico solamente che oggi ho visto a mezzogiorno Zingaretti tanto per dirti uno qualsiasi». E Cerroni non è soddisfatto: «Si lo so, ma quello è un discorso a livello di Catricalà, non sò, roba del genere..». E poco dopo aggiunge: «Io dico: lui o un suo incaricato mi ricevano. Io li faccio saltare tutti a questi. Sai, dopo se succede il quarantotto, saltano pure loro».
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