Roma, rapina in casa dell'ex comandante della Finanza. Il racconto choc: «Due ore e venti di arancia meccanica»

Roma, rapina in casa dell'ex comandante della Finanza. Il racconto choc: «Due ore e venti di arancia meccanica»
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Domenica 1 Febbraio 2015, 17:30 - Ultimo aggiornamento: 21:57

«Due ore e venti di arancia meccanica. Sapevano chi ero, mi chiamavano per nome. Probabile che qualcuno li abbia informati. In 50 anni di carriera ne ho passate di peggio sono stato in Afghanistan, nel Kosovo, in Libano. Le ho viste tutte, però questa non l'avevo messa in conto: questo tipo di violenza è indescrivibile». Così Roberto Speciale, ex comandante della Guardia di Finanza racconta la rapina subita ieri sera nella villa all'Infernetto dove vive con la moglie.

«Ero rientrato a piedi alle 20.10 - racconta Speciale - stavo per aprire la porta d'ingresso quando mi hanno tappato la bocca.

All'inizio ho tentato di reagire, ma erano in tre con una pistola: una scacciacani probabilmente. Mia moglie era in casa. Ci hanno legato polsi e caviglie con delle fascette da elettricista. Prima di andare via ci hanno tolto le fascette e ci hanno legati con le mie cravatte alle poltrone. Mi hanno vuotato casa: hanno preso le medaglie ricevute in 50 anni di carriera, i gioielli di mia moglie, l'argenteria, hanno svuotato la cassaforte, preso 5mila euro che avevo in tasca per pagare delle spese. Hanno riempito la macchina di mia moglie e sono scappati. Pure il cane, un pincher, volevano portare via. Erano ragazzi tra i 20 e i 30 anni molto probabilmente albanesi. Avevano guanti e passamontagna, jeans, scarpe da ginnastica, giubbotto: divisa classica. Il capo, l'unico che parlava, aveva gli occhi azzurri e ci diceva di stare tranquilli altrimenti ci avrebbero fatto male. Io indossavo un anello e la fede, si è preso l'anello e mi ha lasciato la fede».

«In 20 anni che viviamo qui - aggiunge Speciale - non era successo mai niente. Da due anni stanno iniziando questi furti. Nessuno ha sentito niente, pioveva. La gente la sera ha paura si chiude in casa. Siamo corazzati, ci difendiamo con sbarre, allarmi, ma questi scavalcano e ti aspettano dentro il giardino. In casa non avevo armi, ma anche l'avessi avuta non avrei potuto far niente: mi hanno immobilizzato subito».