Roma, il prefetto Gabrielli: «È tempo di rivedere la legge Merlin: ora le donne sono preda del crimine»

Roma, il prefetto Gabrielli: «È tempo di rivedere la legge Merlin: ora le donne sono preda del crimine»
di Simone Canettieri e Alessia Marani
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Martedì 21 Aprile 2015, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 08:22
La Roma a luci rosse è stato un altro tema di scontro fra l'ex prefetto Giuseppe Pecoraro e il sindaco Ignazio Marino. Il fenomeno della prostituzione preoccupa i cittadini, esaspera la percezione dell'insicurezza nei residenti che si ritrovano lucciole e trans sotto le finestre di casa. Il Comune ha provato a mettere dei paletti, creando delle zone franche, in particolare ipotizzando un quartiere ad hoc all'Eur. Per il neo-prefetto Franco Gabrielli il percorso iniziato, ma poi interrotto, dal Campidoglio, non è la ricetta giusta. «Credo che il sindaco stesso abbia compreso che non era l'approccio più corretto - afferma Gabrielli - , lui stesso si è reso conto alla fine che finché ci sono delle leggi vanno rispettate che addirittura determinati comportamenti possono sfociare in favoreggiamento se non in sfruttamento della prostituzione. È un tema comunque serio che affronteremo nel tavolo del degrado».

Il prefetto rilancia, va oltre la zonizzazione: «Come cittadino credo che vada completamente rivista la legge Merlin, l'esperienza di una liberalizzazione in termini di deregulation ha prodotto tanti guasti - spiega - e va riaggiornata perché oggi non si liberalizzano le donne, ma anche gli uomini che si vendono, facendole preda della criminalità. È un tema molto più ampio: è il tempo di dare delle regole e uscire fuori da falsi moralismi. È un fenomeno che va comunque governato».



LA CENTRALE UNICA



Prostituzione, degrado e sicurezza vanno di pari passo. Gabrielli annuncia: «Al mio capo di gabinetto ho dato due obiettivi: l'interconnessione delle sale operative e un piano coordinato di controllo del territorio degno di questo nome. Grazie all'impegno della Regione, poi, è altissima la probabilità che il Lazio dopo la Lombardia abbia una sala operativa unica con numero europeo 112. Queste sono cose che vedo in dirittura d'arrivo».

A proposito dell'infinita rete di telecamere pubbliche e private disseminate per la città, il prefetto mostra il suo totale scetticismo. «Nella mia esperienza romana non ho mai avuto un'indagine che abbia beneficiato dell'uso delle telecamere - dice -. Addirittura quando fu fatto l'attentato degli anarchici in via Palermo, vicino al Viminale, le telecamere erano non funzionanti. L'ho detto anche ultimamente al comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza che in un periodo sono diventate la panacea di tutti i mali, hanno un senso se hanno una centralizzazione. Pubbliche o private devono confluire in un'unica sala, sono inutile senza chi le controlla. Sono fonti di spesa enormi. Con risultati deludenti, mettiamone di meno con tecnologie avanzate e a costi contenuti».