Roma, il parroco accusato di pedofilia resta ai domiciliari: lo choc in Vicariato

Roma, il parroco accusato di pedofilia resta ai domiciliari: lo choc in Vicariato
di Franca Giansoldati
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Martedì 6 Gennaio 2015, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 18:35

Nel Palazzo del Vicariato quando è esplosa come una bomba la notizia di quello che era appena accaduto nella parrocchia di San Luigi Gonzaga, e cioè che la polizia aveva fermato e portato in cella uno dei tre parroci per pedofilia, il cardinale Agostino Vallini, raccontano i suoi collaboratori, è sbiancato di colpo.


Non ci credeva.

Si è fatto ripetere i fatti tra l'incredulo e lo sgomento davanti a quel passaggio terribile.

L'arresto di don Alessandro De Rossi, accusato di avere costretto degli adolescenti a prendere parte a orge e a violenze di gruppo quando era in Argentina come missionario, è stata una specie doccia scozzese. Possibile? Ormai le nomine dei parroci nella diocesi del Papa avvengono solo dietro uno screening serio, la vita dei candidati viene passata a setaccio, e quella certa indulgenza che poteva esserci stata in passato, ha lasciato spazio al rigore più totale.

Tanto che, tra il clero romano, il cardinale Vicario si è fatto la fama di duro, di uno che non ha esitato ad allontanare anche chi era solamente oggetto di qualche chiacchiera mai provata.

SOSPENSIONE

La prima misura intrapresa di fronte all'arresto è stata l'immediata sospensione dalle funzioni, in attesa dei riscontri dalla magistratura, alla quale Vallini «ha espresso piena fiducia». Nella chiesa dei Parioli è già arrivato un sostituto in attesa venga fatta luce sul caso.

Intanto il sacerdote accusato non ha mai smesso di ribadire la sua innocenza. Lo ha fatto anche l'altra mattina durante l'interrogatorio degli inquirenti; si è detto estraneo ai fatti, spiegando che probabilmente si tratta di una vendetta per il lavoro svolto in una realtà difficile e di frontiera, quando si trovava a Salta, una città argentina ai piedi della Cordigliera delle Ande, dove sussistono sacche di enorme povertà, di disagio giovanile diffuso, dove circola parecchia droga.

Subito dopo l'interrogatorio gli sono stati concessi dai magistrati gli arresti domiciliari e attualmente il religioso si trova in una struttura religiosa, in un luogo vicino a Roma. Chi lo ha incontrato ha riferito che l'ex parroco è sereno e trascorre le giornate mostrandosi fiducioso.

«La mia coscienza è a posto» avrebbe ripetuto. Allo stato delle cose questa vicenda si presenta alquanto scivolosa, per certi versi incongruente. Sia al Laterano che al di là del Tevere (dove peraltro non è mai arrivata nessuna segnalazione sospetta sul suo conto da parte del vescovo argentino di Salta) sono certi che la verità verrà presto ristabilita, si tratta solo di attendere. Nel mandato di cattura internazionale spiccato dall'Interpol sembrerebbe anche che si parli di un video, ma sono voci tutte da confermare. Nelle ultime ore tuttavia sono arrivate in Vicariato telefonate e mail di persone che dall'Argentina si sono manifestate per difendere don Alessandro De Rossi, spiegando che con il suo lavoro aveva «pestato i piedi a qualcuno».

RINGRAZIAMENTI

Il vescovo argentino di Salta, monsignor Mario Antonio Cargnello, che ha conosciuto come missionario De Rossi per otto anni, e al quale aveva affidato incarichi in quattro quartieri difficili (S. Isidro, Parque Oreste, Santa Maria, S. Silvestre), nel 2013 aveva inoltrato al cardinale Vallini una lunga lettera sul suo conto. Un ringraziamento sentito per non essersi mai sottratto alla carità e per avere generosamente affrontato anche i rischi di una missione difficile. La lettera aveva anticipato l'arrivo in Italia del missionario «Fidei donum», costretto a rimpatriare perché minacciato dalla malavita locale.