Mafia Capitale, la segretaria di Buzzi: così pagavo i politici

Marino, Buzzi e il vicesindaco Nieri
di Valentina Errante
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Venerdì 5 Dicembre 2014, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 16:40

La prima a rompere la consegna del silenzio è Nadia Cerrito, 49 anni, segretaria di Salvatore Buzzi, patron di una costellazione di coop e trait d'union tra Massimo Carminati e i ”palazzi”.

Compilava l'elenco con il pagamento delle tangenti e preparava le buste per i politici. E ieri ha deciso di raccontarlo ai magistrati. Era lei a custodire il ”libro nero”, dove sono state registrate le mazzette: la somma consegnata e le iniziali del destinatario a fianco, Nadia Cerrito lo teneva sempre in borsa, sapeva perfettamente quanto valesse quell'elenco. Era il prezzo di favori e appalti, pagato dal suo capo a politici e funzionari. Uomini chiave per il suo lavoro e la sopravvivenza della sua famiglia. Così, da diligente segretaria, non se ne separava mai.

E' andata avanti per anni, fino a martedì scorso quando l'agenda è finita nelle mani dei carabinieri del Ros mentre lei, la segretaria, si è trovata in manette con l'accusa di fare parte di un'organizzazione mafiosa.

Né Nadia Cerrito né il suo avvocato, Bruno Andreozzi, ieri avevano ancora letto l'ordinanza, ma, davanti al gip Flavia Costantini e al pm Luca Tescaroli, la segretaria ha scelto di dire tutto quello che sapeva. E' la prima ad ammettere, indugia su Carminati, indugia sui nomi, forse per paura, chiede più tempo, vuole studiare gli atti. Continuerà.

GLI INTERROGATORI

E dopo di lei, adesso, sembra possibile che possano arrivare altri. Pronti a confermare quello che le intercettazioni e i pedinamenti dei carabinieri raccontano: una holding criminale che attraverso società cooperative ed aziende controllate raccoglieva commesse e appalti dal Comune di Roma. Il prossimo potrebbe essere proprio il suo capo. Perché l'avvocato di Buzzi, Alessandro Diddi, chiederà presto un interrogatorio per il suo cliente: «La scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere - spiega - non è stata una bandiera bianca, dovevamo documentarci su oltre 60mila pagine di inchiesta, non ne avevamo avuto il tempo.

La prossima settimana chiederemo di essere interrogati». Poi apre uno spiraglio: «Stiamo valutando quale atteggiamento assumere». Intanto Claudio Turella, che nascondeva in cassaforte una busta intestata del Comune con 570mila eutro in contanti, ieri al gip ha risposto: «Non avevo idea che quei soldi fossero lì. Sono rimasto sorpreso anch'io, forse sono soldi che mi ha lasciato mio padre. E' morto tre anni fa».

I CONTANTI

Nadia Cerrito parla e come: «Buzzi mi portava i soldi in contanti, mi diceva di prepararli e io li mettevo nelle buste di carta. Le cifre di solito non superavano i quindicimila euro. Era tutta contabilità nera che mi dicevano di non registrare. L'agenda la tenevo sempre nella borsa, perché Buzzi mi diceva che riguardava pagamenti riservati e non volevo che altri lo vedessero. Non conoscevo la destinazione, scrivevo sulla busta con i soldi soltanto la ”B” di Buzzi e lui le ritirava».

Quando il gip le chiede se non sospettasse che ci fosse qualcosa di strano in questa prassi, la segretaria risponde: «Sapevo perfettamente che era illegale, lo capivo, ma non potevo rifiutarmi, perché mi avrebbero licenziata e non potevo permettermelo, mio padre sta male. Questa prassi delle buste era iniziata due o tre anni fa».

GLI INCONTRI

Quando il gip le chiede se abbia visto i politici nella sede della cooperativa di Buzi, Nadia risponde: «Tenete conto che l'azienda per la quale lavoro comprende cinque cooperative e ha 15mila dipendenti, molte persone non le conoscevo. Ricordo Franco Panzironi, (ex ad di Ama finito in carcere ndr) lui lo vedevo spesso. Alemanno non l'ho mai visto, ma so chi è, mentre ho sentito i nomi di Riccardo Mancini (ex ad di Eur spa ndr) e Claudio Turella (ex responsabile servizi giardini del Campidoglio ndr), Luca Gramazio (capogruppo del Pdl al Comune ndr) non lo conosco.

I pm le chiedono di Eugenio Patanè, consigliere regionale del Pd, Luca Odevaine, del Tavolo di coordinamento nazionale per l'accoglienza dei rifugiati, che secondo gli atti avrebbe incassato 5mila euro al mese, Mirko Coratti, presidente del Consiglio comunale di Roma ora dimissionario, di Daniele Ozzimo, ex assessore alle politiche abitative, della moglie, Micaela Campana, di Lionello Cosnetino, senatore del Pd. Lei dice di non conoscerli.

Su Carminati, la Cerrito tentenna: «So chi è ma non l'ho visto». E' allora che il gip Flavia Costantini le contesta un'intercettazione ambientale del 29 gennaio 2013, quando il ragioniere Paolo Di Ninno, in sua presenza, faceva un resoconto della contabilità ufficiale e parallela delle cooperative a Buzzi e Carminati. La segretaria ascolta, il giudice legge la sua conversazione. Lei e Carminati. «Il libro nero», dice la Cerrito. «Mamma mia», risponde il boss, e lei: «Hai visto che è nero, guarda qua».

Buzzi chiede: «Ma quand'è l'ultima volta che l'abbiamo fatto?» Il ragioniere: «Il 2 dicembre...20 M.C..è lui Massimo Carminati. «Li hai presi», dice la Cerrito e aggiunge: «Dopo non gli ho più dato niente io». Carminati dice: «Solo 5mila». E la segretaria: «5mila c'ho scritto B perché non lo sapevo che andavano a lui». Lei chiede ancora tempo. Non può più dire, come ha fatto per altre intercettazioni ambientali, che prendeva parte alle riunioni e agli incontri solo in qualità segretaria di Buzzi ma che non sapeva chi fossero le persone sedute intorno al tavolo.