Un sms mentre guida e uccide il pedone: caccia al guidatore di una Twingo

I parenti della vittima davanti al Pronto soccorso
di Camilla Mozzetti
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Sabato 22 Marzo 2014, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 09:15

Sarebbe dovuto entrare in servizio nel primo pomeriggio ma Sergio Basso il cartellino non l'hai mai timbrato. Investito da un'auto pirata, a poco servito l'intervento immediato dei sanitari e dell'eliambulanza. Dopo una corsa all'ospedale San Camillo i medici ne hanno dichiarato la morte cerebrale. Come ogni giorno, anche ieri Sergio era arrivato in anticipo in via della Maglianella, nella sede della Roma Tpl, per mettersi alla guida di uno dei tanti bus dell'azienda del trasporto pubblico locale. Familiari e colleghi sono subito accorsi al San Camillo. «Gli avevo detto di venire a prendere un caffè prima di entrare in servizio, mi ha risposto che preferiva aspettarmi lì, e ora non c'è più», dice Fabio Nobile, uno dei tanti colleghi che ha soccorso Sergio poco dopo l'incidente. «L'abbiamo trovato riverso in terra - prosegue - non reagiva, aveva una profonda ferita alla testa». Elisa, la moglie della vittima, non riesce a parlare. Una amica che la sorregge prova a spiegarne il dolore: «Una disgrazia che non doveva accadere per colpa di un pazzo che invece di guidare giocava con il cellulare».

LA DINAMICA

Sergio Basso è stato investito così, secondo la ricostruzione dei vigili urbani, da un ragazzo impegnato a scrivere messaggi mentre era alla guida. «Non guardava la strada, teneva quell'aggeggio in mano e per evitare un'auto proveniente dall'altra carreggiata ha preso in pieno Sergio», racconta Fabio. Il giovane, che resta ancora da identificare, e che dovrà rispondere di omissione di soccorso e omicidio colposo, subito dopo l'incidente è fuggito via, lasciando l’uomo esanime e abbandonando poi la sua Renault Twingo - intestata a una società romana - a pochi chilometri dal luogo dell'incidente. Sul posto sono intervenuti gli agenti del XIII gruppo. «Dovrebbero vietare l'uso dei cellulari mentre si guida, non si può morire perché qualcuno - dice a denti stretti il suocero di Sergio - invece di guardare dove sta andando, giocherella con lo smartphone».

I FAMILIARI

Sergio Basso, cinquant'anni da compiere e due figli adolescenti ancora da crescere, da quattro anni lavorava per l'azienda del trasporto pubblico locale. I colleghi che ieri l'hanno soccorso, lo descrivono come un gran lavoratore. Da anni abitava a Pantan Monastero, periferia nord di Roma. «Era un uomo impagabile, gentile con tutti e sempre disposto ad aiutare chiunque, dava anche una mano nella parrocchia di quartiere - racconta ancora una amica della famiglia - e pensare che solo pochi anni fa perse sua sorella nello stesso modo». Vittima anche lei di un incidente stradale.