Palazzina esplosa a Colli Aniene: un teste inchioda la nonna diabolica

Palazzina esplosa a Colli Aniene: un teste inchioda la nonna diabolica
di Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Gennaio 2015, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 17:38

La nonna diabolica, accusata di aver provocato l’eplosione del palazzo di Colli Aniene che ha provocato un morto e ventuno feriti, è stata incastrata da un testimone.

Un uomo che, a notte fonda, intorno alle tre, orario dello scoppio, era affacciato alla finestra e ha visto camminare per strada un’anziana. «Era sola e procedeva a passo veloce - ha spiegato agli inquirenti - credo sia proprio lei», ha poi aggiunto il testimone indicando la foto di Giovannina Serra, ottantatrè anni, gli ultimi venti trascorsi proprio nel condominio di via Vito Giuseppe Galati. Una svolta nelle indagini, che ieri ha spinto il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani a firmare la richiesta di misura cautelare in carcere per l’anziana, già spedita a Rebibbia con l’accusa di strage dopo un fermo di polizia.

La convalida ora è al vaglio del gip Luciano Imperiali, che potrebbe interrogare la pensionata domani. Nonostante abbia cercato di rendersi irreperibile, sia stata trovata con i capelli bruciacchiati (e anche un giaccone con segni di bruciature era nella sua nuova casa in affitto al Tiburtino), una frattura e una ferita alle gambe e, in passato, avesse minacciato i coinquilini, in particolare la famiglia che aveva acquistato il “suo” appartamento venduto dai figli del suo defunto marito, l’anziana continua a respingere le accuse.

DIETRO LE SBARRE «Ho saputo della tragedia.

Prego per la vittima - si è sfogata nell’infermeria di Rebibbia - ma io non ho fatto nulla. Cercassero altrove». Aveva un movente granitico, carico di odio, rilanciano gli investigatori. Tra l’altro, nella nuova abitazione dell’anziana, a meno di un chilometro da via Galati, gli agenti del commnissariato San Basilio hanno trovato alcuni cartelli uguali e dello stesso tenore di quelli recapitati in passato ai nuovi proprietari dell’appartamento («Non starete bene») e assai simili a quello trovato su una Smart parcheggiata sotto lo stabile dopo l’esplosione: «Il Signore non ve la farà godere, perché siete ladri, più ladri».

Intanto con nuovi sopralluoghi, si sta ricostruendo la dinamica. Giovanna Serra avrebbe acceso un innesco con una stola (lo proverebbero secondo gli inquirenti i capelli bruciacchiati e un pezzo di stoffa uguale trovato nella nuova casa) e poi aperto la bombola causando così la deflagrazione. Fuggendo poi sarebbe caduta fratturandosi le caviglie, tutte e due fasciate. In piena caccia all’attentatore, nella giornata di martedì, la signora si era recata al Pertini per farsi medicare, e solo al ritorno era stata rintracciata dopo aver tolto anche la sim al cellulare. Ora anche le certificazioni mediche sono finite nel fascicolo della procura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA