Avvertimenti e vendette, Roma in mano a 45 clan criminali

Avvertimenti e vendette, Roma in mano a 45 clan criminali
di Sara Menafra e Riccardo Tagliapietra
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Sabato 30 Agosto 2014, 00:54 - Ultimo aggiornamento: 08:45
Quattro omicidi in poche ore. Uno estraneo al mondo criminale, quello della donna decapitata all’Eur, ma pur sempre un delitto scaturito da un omesso controllo in questo caso da parte dell’assistenza sociale nei confronti di un uomo per il quale la famiglia aveva pi volte chiesto aiuto alle istituzioni.

Delitti, gli altri, diversi per modalità, finalità e obiettivi. Uniti dal sottile filo che collega il microcosmo criminale che «governa» Roma, dove mafie italiane e straniere convivono senza troppi problemi e, soprattutto, senza pestarsi i piedi. E quando accade a parlare restano le armi. Sono 45 i clan mappati dalla Procura e dalle associazioni che si occupano di criminalità organizzata.



Famiglie zingare di sinti e rom stanziali, romani, napoletani, calabresi, cui si aggiungono romeni, cinesi, russi e albanesi. Una rete complessa e molto articolata che si occupa di droga e riciclaggio di denaro, oltre a pizzo, usura e prostituzione. C’è anche il traffico d’armi e il gioco d’azzardo, ma qui il campo si restringe a pochi gruppi molto radicati. A volte vanno d’accordo, altre no. Ed è allora che a discutere non è più la «diplomazia» criminale. Come nel caso degli ultimi delitti. Vendette, avvertimenti ad altri gruppi, sgarri lavati con il sangue.



LA DROGA E LE GANG

Dati alla mano, lo confermano anche i rapporti semestrali della Dia che indica oramai «stabile a Roma» l’insediamento della Camorra, della ’Ndrangheta, della mafia, ma anche dei clan come i Casamonica e di alcuni elementi nati dalle ceneri della Banda della Magliana, che romanzescamente venne riconosciuta «signora» della Capitale da quel famoso «piamose Roma» battezzato nel copione di Romanzo Criminale, il libro firmato dal giudice Giancarlo De Cataldo.



Ciò che spicca nei rapporti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, è la quantità di droga che viene sequestrata a Roma e nel Lazio. La mappa di come i clan si sono suddivisi il territorio comprende i Casalesi, le cui famiglie sono insediate a Latina, nel frusinate, fino a Morlupo, Castelnuovo di Porto, verso Nord. In una Regione, il Lazio, che ha circa una cinquantina di Comuni su 378, con infiltrazioni mafiose. Ci sono i Casamonica il cui territorio va dai Castelli romani, a Ostia, comprendendo soprattutto il litorale laziale e qualche insediamento nella periferia Est (Anagnina, Romanina, Tuscolano). Si tratta, spiegano gli investigatori, di famiglie di sinti e rom stanziali che approdate a Roma negli anni Settanta si sono imparentate con le famiglie romane, creando vere e proprie dinastie criminali.



Anche la ’Ndrangheta è cresciuta. La mafia calabrese a Roma è operativa soprattutto negli investimenti immobiliari, alberghieri e di ristorazione, come confermano i rapporti della Direzione investigativa antimafia. Oltre ovviamente al traffico di sostanze stupefacenti e al gioco d’azzardo, che in alcune zone le ’ndrine gestiscono assieme ai clan locali. Grandi interessi anche in due città laziali, Anzio e Nettuno, per i collegamenti portuali.



L’ALLEANZA

Completano il quadro le famiglie siciliane dei Triassi degli Accardo, solo per citarne alcune di quelle contenute nei rapporti investigativi. A loro vanno numerosi esercizi di ristorazione, alcune spiagge di Ostia, anche se l’attività prevalente riguarda il narcotraffico. È ormai accalrata nei dossier l’alleanza tra Cosa Nostra, la ’Ndrangheta, i Casamonica e il resto della bande minori operative sui quartieri di Roma. Anche perché, suggeriscono i poliziotti, non potrebbe essere altrimenti, pena un bagno di sangue.



GLI INQUIRENTI

«È stata una settimana pesante per le forze dell’ordine, sono casi su cui stiamo lavorando e contiamo anche di arrivare a dei risultati. L’importante è che non siano fatti collegati fra loro», dice il questore di Roma, Massimo Maria Mazza, al Tg Lazio della Rai. «I dati sulla criminalità ci dicono che rispetto all’anno passato e all’anno prima ancora c’è un calo del 25 per cento dei fatti gravi di sangue», aggiunge. E conclude: «Dobbiamo meglio organizzare, meglio rapportarci con i colleghi delle altre forze di polizia per garantire una città sicura». Ma a Roma mancano uomini. Qualche sindacato balbetta timidamente che i due poliziotti che hanno ucciso il killer dell’Eur, due giorni dopo erano già in Volante senza un minimo di «recupero».



Anche la procura di Roma preferisce rimanere prudente. Non sono gli omicidi estivi a preoccupare i magistrati rimasti in tribunale durante la sospensione feriale. Più attenzione destano le vicende inscrivibili in fenomeni di criminalità, come il delitto Fanella, che ha preso di mira un ex membro della “banda” di Gennaro Mokbel e potrebbe essere maturato nello stesso ambiente. «La maggior parte dei casi che abbiamo visto nelle ultime settimane - spiegano gli inquirenti - può essere letta nell’ambito di gesti isolati. Con un po’ di cinismo si potrebbe dire, che nel corso dell’estate capita più facilmente che qualcuno perda la testa. Nessun allarme».

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