I FURTI
La vicenda dei misteriosi furti che per qualche tempo hanno turbato le lezioni del Montale risale alla primavera del 2012. La donna - difesa dall'avvocato Carlo Testa Piccolomini - all'epoca regolarmente in servizio, è ben voluta dai ragazzi e quando i preziosi oggetti hi-tech iniziano a scomparire dai loro zainetti nessuno di loro sembra capace di pensare a lei come alla responsabile delle sparizioni. Stando a quanto sostenuto dall'accusa, in base alle testimonianze raccolte tra gli allievi, ad agevolare il compito della signora - sospesa dal servizio al tempi dei fatti - sarebbe stata proprio la sua posizione di osservatrice privilegiata della vita della scuola. Potendo sapere con precisione orari e uscite di intere classi, la cinquantacinquenne avrebbe approfittato delle momentanee assenze dei ragazzi per colpire praticamente indisturbata. Una serie di piccoli furti che, considerata l'attenzione rivolta ai soli ipod, sembrerebbe rivelare che alla base dei reati ci sia una sorta di “mania” per questo tipo di oggetti, piuttosto che la reale intenzione di lucrare sulla eventuale ricettazione di questi ultimi.
LA TESTIMONIANZA
E se l'oggetto del desiderio dell'imputata era sempre lo stesso, lo fu anche il modo di operare. A raccontare, almeno in parte, quello che accadeva all'interno dell'edificio scolastico, è stata tra gli altri una delle alunne finita nel mirino della collaboratrice scolastica. «Dovendo allontanarmi dall'aula per seguire la lezione di educazione fisica, ho riposto l'i-pod nello zaino, infilandolo sotto ai libri -ha spiegato la giovane- Poi, appena rientrata in aula, ricordandomi dei furti che erano avvenuti di recente, ho controllato se l'ipod fosse ancora dove lo avevo lasciato». Poco dopo l'accaduto, i carabinieri della stazione di Bravetta avrebbero trovato gli apparecchi nella disponibilità della bidella. Gli oggetti sono stati tutti restituiti ai proprietari.