Corcolle, ultimatum dei residenti: «Via gli immigrati»

Corcolle, ultimatum dei residenti: «Via gli immigrati»
di Laura Bogliolo e Davide Gambardella
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Mercoledì 24 Settembre 2014, 05:53 - Ultimo aggiornamento: 08:54

Se entro sabato gli immigrati non verranno spostati dal centro ci potrebbero essere risvolti gravi. Ha promesso alla folla inferocita scesa in strada domenica che entro una settimana i migranti ospitati in via Novafeltria se ne sarebbero andati. «Mi sono impegnato con i cittadini in una situazione che era sfuggita di mano» dice Marco Scipioni, presidente del VI municipio ricordando le violenze a Corcolle contro gli stranieri subito dopo le notizie dei due assalti ai bus dell'Atac. Loro ci hanno creduto e anche ieri seduti nei baretti del quartiere promettevano: «Se gli immigrati non se ne vanno, sabato succede il finimondo».

LA MINACCIA

Sono abituati a ripulire le strade e i parchi, a ospitare i vicini quando le alluvioni allagano il quartiere, a risolvere «i problemi da soli». Perché si sentono lontani dalle istituzioni e non solo perché sulla mappa sono un puntino molto fuori il Gra. «Pattuglie della polizia si vedono solo in questi giorni» dicono le mamme che anche ieri sono andate a prendere le ragazzine a scuola «perché i bus non sono più sicuri». E adesso c'è una parte di Corcolle esasperata che non vuole più vedere gli immigrati in strada. Nel mirino sono finiti i 54 migranti ospitati in una palazzina di via Novafeltria «arrivati solo due giorni prima le aggressioni ai bus, non sono stati loro» ripetono con forza i responsabili dell'assistenza nella centro per richiedenti asilo anche ieri sorvegliato speciale: quattro le pattuglie di polizia a vigilare su via Fermignano, lo stradone alberato che la notte diventa quasi inaccessibili con l'arrivo dei blindati. I migranti anche ieri sono rimasti rinchiusi nel centro, «invitati» dalle forze dell'ordine a non uscire perché ancora sotto minaccia dopo i pestaggi di domenica contro tre immigrati.

LA PETIZIONE

Ieri sui banconi dei negozi c'erano pile di fogli della raccolta firme organizzata dall'associazione di commercianti e artigiani Made in Corcolle per chiedere «l'allontanamento degli immigrati nei centri di raccolta del municipio». «Non siamo razzisti, vogliamo solo vivere tranquilli, in trenta abbiamo trascorso la notte in strada» le parole di Saverio Molinaro, vice presidente dell'associazione.

IL PRESIDIO

In strada per un picchetto lunedì sera in via Spinetoli, davanti all'hotel dove anche ieri il vocio strisciante tra fermate di bus isolate, cumuli di immondizia, fuochi di prostitute prospettava l'arrivo di altri migranti da ospitare nella struttura. Solo voci, ma è stato sufficiente far scoppiare la psicosi in un quartiere in cui frange dell'estrema destra e del panorama ultrà delle curve dell'Olimpico tentano di seminare campagne xenofobe. Si tratta di una decina di giovani, raccontavano lunedì sera al presidio, che provengono da altri quartieri di periferia.

C'erano loro domenica tra i picchiatori che hanno aggredito tre stranieri. Lunedì al presidio c'era solo un gruppetto isolato di estremisti, tenuto a distanza dagli altri. Qualcuno è ben riconoscibile dalle t-shirt inneggianti gli ultrà e dai tatuaggi. «Questo non è il Bronx – chiarisce il presidente del comitato di quartiere, Danilo Proietti – e il nostro problema non sono gli immigrati. I cittadini di Corcolle non intendono cadere in questa trappola, basta con le accuse di razzismo».

SOLIDARIETÀ

Ma c'è un'altra Corcolle se attraversi via Polense. La chiamano «Corcolle alta» ed è quella che ospita il centro richiedenti asilo. «Gli portiamo i dolci, ci siamo affezionati, sono bravi ragazzi». Lo dicono i vicini di casa della palazzina grigia, quasi tutte donne, convinte che quei giovani «siano innocenti», additate dal paese «perché aiutiamo i ragazzi con la pelle scura e gli occhioni spauriti». E, a modo loro, li fanno anche «ambientare»: «Gli ho insegnato a salutare, “bella ci” e “bella zi”, sono dolcissimi» dice una giovane. E poi c'è Daniele, un ragazzino africano, che quasi trema mentre si sbriga a dirti: «Sono nato qui, qui, non sono uno dei nuovi. Ma ormai ho paura ad andare a Corcolle basso».