Rivoluzione contratti all'Opera di Roma, nel nuovo l'orchestra è a tempo

Rivoluzione contratti all'Opera di Roma, nel nuovo l'orchestra è a tempo
di Simone Canettieri
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Martedì 30 Settembre 2014, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 09:02

Un nuovo contratto, a tempo determinato, per orchestrali e coro. Un tetto di prestazioni annue fissate nero su bianco,

con la possibilità per gli artisti di lavorare da liberi professionisti anche altrove. La rinascita del Teatro dell'Opera di Roma - sempre più nella bufera dopo l'addio del maestro Riccardo Muti - passa da qui. «Da una soluzione per risolvere alla radice i problemi di fondo», hanno detto ieri all'unisono il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, il sindaco Ignazio Marino e il governatore Nicola Zingaretti. E cioè i soci della Fondazione lirica che nel cda di giovedì ufficializzerà il piano. In tutto questo c'è anche un'ipotesi B: che la stagione 2015 rischi di slittare, «figuraccia planetaria» che tutti vogliono scongiurare. A partire dal sovrintendente Carlo Fuortes, incaricato di portare avanti la riforma del Teatro dell'Opera con la benedizione del Mibact. Una svolta, sul modello tedesco e austriaco, che potrebbe fare scuola in Italia: un nuovo laboratorio Roma per la lirica. Destinato a rivoluzionare l'organizzazione del lavoro.

IL NODO

Durante la riunione mattutina al Collegio romano, ministro, sindaco e governatore hanno concordato su un punto: i contrasti avuti tra orchestrali e Muti durante la Manon Lescaut e gli scioperi che hanno funestato la stagione estiva di Caracalla hanno provocato danni di immagine ed economici. «Tutto questo - hanno ribadito Franceschini, Marino e Zingaretti - non consente di procedere alla semplice sostituzione della direzione del maestro Muti, senza che i problemi di fondo siano stati risolti».

E cioè il potere di veto dei sindacati, con i fucili spianati anche ieri nel rimpallo di colpe sull'addio del maestro, pronti a paralizzare la stagione. Non è un caso se al momento nessun nome di peso si sia fatto avanti per sostituire Muti nella direzione dell'Aida (in programma, sempre più solo sulla carta, il 27 novembre).

Ed ecco dunque la soluzione proposta: rinegoziare i contratti di coristi e orchestrali (in totale nemmeno 200), portandoli tutti a tempo determinato, attraverso la costituzione di una cooperativa, arrivando così all'esternalizzazione dei servizi. Senza negare la possibilità a chi canta e suona di mettersi sul mercato alla ricerca di nuove recite e collaborazioni.

In queste ore gli uffici del Mibact e del Campidoglio sono in contatto per capire la parte normativa del nuovo contratto. Lo strumento da adottare, molto semplicemente, è contenuto nella legge sul lavoro. La situazione rimane molto delicata, e anche la magistratura contabile ha acceso un faro sulle presunte «spese pazze» della passata gestione del sovrintendente Catello De Martino. Un altro fronte pronto a scoppiare a breve, mentre in piazza Beniamino Gigli si naviga tra i marosi. Il sindaco e presidente della fondazione, Marino, è intenzionato a prendere la situazione di petto. E ieri mattina, durante il vertice al ministero, si è sfogato così: «Il Comune finanzia tutti l'Opera con 17 milioni di euro: non possiamo più esporre la Capitale alle pessime figure vissute recentemente».