Rifiuti, vertice con il ministro Galletti
Malagrotta resta aperta: sarà requisita

Rifiuti, vertice con il ministro Galletti Malagrotta resta aperta: sarà requisita
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 10 Aprile 2014, 09:22 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 08:32
Dalla requisizione alla gestione esterna (con la creazione di un trust). C’ un ventaglio di soluzioni per il caso dei due impianti di trattamento di Malagrotta del gruppo Cerroni, colpiti da una interdittiva della procura.

Ieri si è svolto il vertice tra il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, il sindaco Ignazio Marino, il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, e il prefetto Giuseppe Pecoraro. Tutto nasce dalla frase della settimana scorsa del sindaco: «Dal 26 maggio non saprò dove portare 2.000 tonnellate al giorno dei rifiuti, scade l’ordinanza che ho firmato che supera l’interdittiva della procura». L’interdittiva, va ricordato, ha origine da una norma dell’antimafia, scattata a causa dell’inchiesta sul gruppo Cerroni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Galletti gli aveva risposto: aiuterò Roma, ma sia chiaro che non tolgo le castagne dal fuoco, la Capitale deve presentarci delle soluzioni credibili.



LA TRATTATIVA

Da questo si è partiti ieri, tanto che l’ipotesi commissariamento, invocato da Marino, non è stata la priorità. Il Campidoglio e la Regione hanno illustrato i progetti per uscire dall’emergenza chiesti da Galletti: differenziata al 65 per cento in tre anni, nuovi impianti di compostaggio che ricevano la parte umida della differenziata (quella che oggi finisce in Veneto e per la quale paghiamo 9 milioni di euro all’anno). Esaurito questo passaggio, il discorso è stato deviato sull’emergenza. L’ipotesi di usare altri impianti nel Lazio è stata scartata, perché sono troppo piccoli (ieri Fabio Altissimi, proprietario dell’impianto di Aprilia, ha precisato: «La Regione non ha ancora concluso il procedimento di autorizzazione integrata ambientale all’incremento dei quantitativi trattabili»). Dunque, oggi non si può fare a meno dei due Tmb di Malagrotta. «Per questo - ricorda il prefetto Giuseppe Pecoraro - abbiamo valutato una serie di possibili soluzioni che saranno approfondite lunedì in un incontro tra i tecnici».

Quattro le ipotesi. Una è la requisizione vera e propria: bisogna capire se a firmare il provvedimento debba essere il prefetto o il sindaco. Altra strada: la legge 191 assegna al presidente della Regione i poteri per acquisire impianti, ma serve un approfondimento per capire se sia applicabile in questo caso, visto che già in un’occasione è stata scartata. Altra opzione: creare un trust, un istituto, che gestisca gli impianti, riceva i pagamenti e versi gli stipendi al personale, bypassando dunque il rapporto con Cerroni. Infine, si potrebbe proporre al governo l’approvazione di una norma che in casi di interesse pubblico preveda eccezioni all’interdittiva. Marino: «Probabilmente prima di Pasqua avremo la soluzione di un problema tecnico. Abbiamo voltato pagina. Stiamo disegnando un eco distretto: Roma produce 1 milione e 800 mila tonnellate l'anno, circa il 30% è umido che con le nuove tecnologie dei biodigestori può essere trasformato in gas e quindi in denaro e posti di lavoro». Zingaretti: «Abbiamo confermato tutto il sostegno e tutta la nostra determinazione a tirare fuori il Lazio dopo decenni da una gestione del ciclo dei rifiuti scellerata. Il commissariamento, però, non è escluso».

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