Mafia e appalti in Comune e Regione, retata bipartisan tra esponenti Pdl-Pd: arrestato Carminati, indagato Alemanno

Mafia e appalti in Comune e Regione, retata bipartisan tra esponenti Pdl-Pd: arrestato Carminati, indagato Alemanno
di Cristiana Mangani
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Martedì 2 Dicembre 2014, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 07:45

Una vera holding criminale che spaziava dalla corruzione - per aggiudicarsi appalti - all'estorsione, all'usura e al riciclaggio. Un sodalizio radicato a Roma con a capo il redivivo ex Nar ed ex Banda Magliana Massimo Carminati.

Organizzazione criminale. Contro questa organizzazione sono scattati oggi 37 provvedimenti restrittivi e perquisizioni sono state fatte alla regione Lazio e in Campidoglio, nell'ambito dell'operazione "Terra di Mezzo". Finiti in manette anche l'ex amministratore delegato dell'Ente Eur, Riccardo Mancini, anche l'ex numero uno di Ama Franco Panzironi e l'ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni Luca Odevaine, oltre a Carminati. In carcere sono finite 29 persone mentre otto sono state poste ai domiciliari.

Tra gli indagati c'è anche l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. All'ex primo cittadino il gip contesta il reato associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti hanno proceduto anche alla perquisizione della sua abitazione.

«L'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è indagato. La sua posizione è ancora tutta da vagliare», ha detto il procuratore capo Giuseppe Pignatone nel corso della conferenza stampa. «Alcuni uomini vicini all'ex sindaco Alemanno sono componenti a pieno titolo dell'organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione», ha detto Pignatone, «Con la nuova amministrazione il rapporto è cambiato ma Carminati e Buzzi erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni».

Il pm di Roma Michele Prestipino ha spiegato che «Nel marzo 2013 nel Cda dell'Ama viene nominato con provvedimento del sindaco Alemanno un legale scelto da Carminati stesso. Lo stesso per il direttore generale di Ama e un altro dirigente operativo».

Prestipino, parlando dell'«incessante attività di lobbying» dell'organizzazione criminale individuata «per collocare con successo manager asserviti ai loro interessi», ha citato anche la nomina del presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Roma e la candidatura a sindaco di Sacrofano - dove risiede Massimo Carminati, considerato capo di Mafia Capitale - di un uomo fidato poi eletto.

«A Roma non c'è un'unica organizzazione mafiosa a controllare la città», ha continuato Pignatone, «Ci sono diverse organizzazioni mafiose. Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato Mafia Capitale, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso».

Il vicepresidente della commissione antimafia Claudio Fava ha commentato: «L'inchiesta della Procura romana è una conferma dei rapporti indicibili che hanno legato alla mafia una parte del mondo politico romano e ambienti neofascisti: tutti uniti nel considerare Roma e la sua amministrazione terreno di saccheggio politico, clientelare e criminale».

Reati contestati. I reati contestati dalla procura di Roma sono associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. Al centro dell'indagine del Ros, il sodalizio da anni radicato nella Capitale facente capo a Carminati, con infiltrazioni «diffuse» nel tessuto imprenditoriale politico e istituzionale.

Le perquisizioni. I carabinieri del Ros hanno acquisito documenti anche presso gli uffici della presidenza dell'Assemblea Capitolina e presso alcune commissioni della Regione Lazio. Perquisiti ni particolare gli uffici dei consiglieri regionali Eugenio Patanè (Pd) e Luca Gramazio (Pdl) e del presidente dell'Assemblea capitolina Mirko Coratti (Pd), tutti e tre fra gli indagati.

Cento indagati. Nell'inchiesta sono complessivamente un centinaio le persone indagate. Gli accertamenti dei quali si è dato conto oggi proseguiranno anche nei prossimi mesi, in quanto tante sono le situazioni sottoposte all'attenzione dei magistrati.

A quanto reso noto nel corso di una conferenza stampa sulla maxi-operazione, ci sarebbero approfondimenti anche su forze dell'ordine, e qualcuno sarebbe già iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento. L'indagine, spiegano gli inquirenti, non si chiude oggi, ma andrà avanti, e non si escludono nuovi sviluppi.

Per quanto riguarda le persone coinvolte, in carcere sono finiti, oltre a Massimo Carminati e all'ex ad dell'ente Eur Riccardo Mancini, anche l'ex ad di Ama Franco Panzironi e l'ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni Luca Odevaine.

Fra questi c'è anche l'ex capo della segreteria di Gianni Alemanno, Antonio Lucarelli. Nel corso della conferenza stampa sull'operazione il procuratore Giuseppe Pignatone ha riferito di un incontro tra uno dei bracci destro di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e Lucarelli. «Buzzi voleva far sbloccare un finanziamento e Lucarelli non lo riceveva - ha detto - dopo la telefonata di Carminati si precita sulla scalinata del Campidoglio da Buzzi che gli dice che è tutto a posto, che ha già parlato con Massimo. Buzzi commentando questo incontro dice "c'hanno paura di lui"».

Ma tra i 100 indagati nella maxi inchiesta compare anche il nome di un assessore in Campidoglio, Daniele Ozzimo (Pd), assessore alla casa, che si è dimesso.

Poi c'è il responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, Italo Walter Politano, accusato di associazione di stampo mafioso. A quanto si apprende domani domani sarà rimosso dal suo incarico. Nominato dal sindaco Ignazio Marino il 15 novembre 2013, Politano è di fatto referente al Comune di Roma del Commissario nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Domani Politano sarà rimosso dall'incarico e sostituito da un altro dirigente, secondo quanto si apprende dal Campidoglio.

Maxi sequestro. Beni per un valore di 200 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'indagine che ha scoperchiato quello che gli inquirnti hanno definito un «ramificato sistema corruttivo» in vista dell'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati.

Le ordinanze di custodia sono state eseguite, oltre che a Roma, nelle province di Latina e Viterbo.

Tutti i nomi. In carcere sono finiti anche: Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Fabio Gaudenzi, Raffaele Bracci, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Salvatore Buzzi, Fabrizio Franco Testa, Carlo Pucci, Sandro Coltellacci, Nadia Cerrito, Giovanni Fiscon, Claudio Caldarelli, Carlo Mario Guarany, Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Mogliani, Giovanni Lacopo, Claudio Turella, Emilio Gammuto, Giovanni De Carlo.

Ai domiciliari sono finiti invece: Patrizia Caracuzzi, Emanuela Salvatori, Sergio Menichelli, Franco Cancelli, Marco Placidi, Raniero Lucci, Rossana Calistri, Mario Schina. Tra gli indagati figura anche Marco Iannilli, imputato in diversi procedimenti scaturiti dalle inchieste sugli appalti Enav.

Alfano: «L'inchiesta è solida». «Ho grande stima e considerazione per il procuratore capo di Roma che ha grande spessore competenza equilibrio, quindi sono convinto della solidità dell'inchiesta»: così Angelino Alfano ministro dell'Interno a «di martedì» su La7 aggiungendo: «su persone che conosco, come Alemanno, mi auguro riesca a dimostrare la sua estraneità così come ha detto».

«Se l'inchiesta è fondata - ha aggiunto Alfano - ci sono cialtroni che non smettono di rubare; inutile fare le leggi se si continua a rubare, non si deve rubare!», ha tuonato il ministro.