Anzi: con Storace il cappellano costava ai contribuenti 12 mila euro all’anno, Piero Marrazzo raddoppiò la cifra a quota 24.800 mila euro (intanto però si tagliavano posti letto negli ospedali e non si sostituivano gli infermieri che andavano in pensione). In questi giorni, dopo dodici anni e quasi 250 mila euro spesi per «l’assistenza spirituale dei dipendenti» il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, ha deciso di rescindere la convenzione.
«La cappella interna resta - confermano in Regione - ma non si pagherà più un euro al Diocesi». Probabilmente ci sarà un accordo, non oneroso, con una vicina parrocchia per comunque assicurare le funzioni religiose. Storace però attacca: «Perché si decide di tagliare un servizio apprezzato e utile a garantire la serenità dei dipendenti regionali nell’anno del Giubileo?».
Detto che in Regione bisognerebbe semplicemente lavorare e in caso di peccati da confessare ci si potrebbe rivolgere alla propria parrocchia di residenza, dalla giunta Zingaretti replicano: «Non c'è nessuna soppressione del servizio spirituale per i dipendenti effettuato all'interno della Regione Lazio, compresa la disponibilità della cappella interna. Cambiano solamente le modalità di questo servizio che non sarà più erogato tramite onerosa convenzione (in atto dal 2003) con il cappellano designato, Achim Otto Schutz, ma attraverso una nuova formula senza oneri per l'Amministrazione che ovviamente la Regione studierà in collaborazione con il Vicariato».
Ha commentato Paolo Izzo dei Radicali: «C’è da ipotizzare che quelle cifre saranno state incassate dal Vicariato senza pagare i corrispettivi tributi fiscali allo Stato italiano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA